In questi giorni una buona notizia  circola sui quotidiani di Reggio Emilia e  riguarda la possibilità di “espiare la pena” nel caso in cui un guidatore ebbro sia beccato alla guida, attraverso l’applicazione della norma che determina il lavoro di pubblica utilità.
Diverse ragioni inducono a pensare al fatto che questa nuova opportunità sia una buona notizia:
Finalmente un altro pezzo del nuovo codice della strada introdotto nell’estate del 2010 trova fattiva applicazione.

Una sanzione può diventare occasione per riscoprire una consapevole volontà di rispettare norme utili alla società.
Formazione e prevenzione s’incontrano nello scambio d’esperienza tra chi svolge il lavoro di pubblica utilità e chi,  per caratteristiche personali è rimasto incagliato in percorsi di dipendenza dalle sostanze.
Chiaramente la possibilità di espiare una pena senza macchiare la fedina penale, non è certamente la soluzione definitiva al tema della guida in stato d’ebbrezza ma sicuramente può essere un forte argomento di persuasione consapevole.
Ma veniamo ai fatti,
Il 3 di marzo, il Ceis di Reggio Emilia stipula con il Tribunale di Reggio Emilia una convenzione per mettere a disposizione alcuni posti per far svolgere lavori di pubblica utilità a quelle persone che essendo trovate con un tasso alcolemico superiore allo 0,8 grammo /litro ne facciano richiesta.
Dal 3 di marzo al 31 di marzo 6 persone hanno chiesto di accedere a questo tipo di attività. Per inciso il Presidente del Tribunale Dr. Caruso riferisce  che i processi a Reggio sul tema sono più di cento.
Gli ambiti dove questa convezione orienta il lavoro socialmente utile sono:
1)corsi d’ informazione e di formazione in favore dei tossicodipendenti ed educatori
2)assistenza e controllo, anche al fine di prevenire incontri occasionali dei tossicodipendenti con gli spacciatori, in occasione di trasferte dalla struttura;
3)attività manuali o professionali svolte in collaborazione con i tossicodipendenti finalizzati al loro reinserimento sociale e lavorativo;
4)assistenza e controllo dei tossicodipendenti in turni serali o notturni per le finalità di cui ai punti precedenti.

Ad onor del vero  vale  la pena ricordare che gli incidenti legati all’alcool o alle droghe utilizzate alla guida riguardano una percentuale che si aggira al disotto del 10%  tra le diverse cause che informano le statistiche che indagano questo fenomeno .
Occorre anche dire però che questa tipologia d’incidenti nella maggior parte dei casi vede coinvolti giovani guidatori, e che in questi sinistri spesso ci scappa il morto.
Altri fattori scatenanti incidenti meriterebbero la stessa attenzione che hanno le droghe e l’alcool. Basti pensare allo stato delle strade o alle cilindrate di macchine da “pista” che spesso sono date in mano a guidatori inesperti  o ancora segnaletiche e illuminazione dei tracciati non adeguati o scarsa manutenzione dei mezzi circolanti.
Ancora val la pena ricordare che in Italia dopo l’adozione della patente a punti nell’anno 2003 e l’aumento dei controlli sulla strada il fenomeno delle stragi del fine settimana ha subito un’inversione di tendenza nel senso della diminuzione dei morti.
Nonostante questi segnali postivi  l’alcol rimane, è cosa ben nota, uno dei principali fattori di rischio di mortalità e disabilita a livello globale

Nella Regione Europea dellOMS la proporzione di morti attribuibili all’alcol e del 6,5% (11% nei maschi, 1,8% nelle femmine) mentre la proporzione totale di carico di malattia (morti + disabilita) espressa in Disability Adjusted Life Years (DALYs) attribuibili all’alcol e dell’11,6% (17,3% nei maschi, 4.4% nelle femmine). Circa un quarto della proporzione di decessi e disabilita attribuibili all’alcol e legato a traumatismi non intenzionali. Di questi gli incidenti stradali ne rappresentano la maggior parte e, infatti, il 30-40% dei decessi di guidatori dell’Unione Europea e dovuto alla guida sotto l’effetto dell’alcol.
(Drink Driving Fact Sheet by the European Transport Safety Council.<http://www.etsc.be/documents/Fact_Sheet_ DD.pdf>. Ultimo accesso il 21/10/2009).

Allora è bene riflettere su  due considerazioni:
La prima è semplice semplice,  non casualmente da alcuni anni  già praticata nei paesi del nord Europa e nei paesi anglosassoni.
Piuttosto che contare la quantità di unità alcologiche da poter bere prima di  guidare, occorre puntare direttamente a un comportamento di sicurezza certa : chi guida non beve e magari si sceglie  si fa i turni su chi si astiene durante una cena tra amici.   Una sorta di tolleranza zero scelta per la propria e l’altrui salute e sicurezza.
La seconda riguarda lo stile “italiota” che come sempre  cerca di “gabbare lo santo”. Si tenta di auto calcolare al millesimo quanto si può bere per non sconfinare oltre il limite di legge. Ma questo calcolo non può reggere perché influenzato da troppi fattori: il tempo, il peso corporeo, lo stato di salute generale di quella sera…

Bisogna poi tenere ben presente che il lavoro di pubblica utilità può essere applicato solo una volta e non può venire applicato se si è protagonisti di un incidente , ma solo qualora si venga colti a guidare ebbri durante un normale controllo.

E’ oramai risaputo che le sostanze che alterano lo stato di coscienza non vanno d’accordo con la guida . Sappiamo anche che la conoscenza, da sola, non basta: finche non si provano gli aspetti più dolorosi di queste esperienze, molti si sentono in grado di gestire, controllare o annullare gli effetti indotti dalle sostanze.
Purtroppo nella realtà le cose non stanno proprio cosi.
Se questa norma applicata può, aiutare a diminuire il tasso degli incidenti legati alle sostanze, ben venga
L’ importante è sapere che  il lavoro di pubblica utilità, essendo un’espiazione di pena, è pur sempre un percorso obbligato e in quanto tale richiede serietà e volontà di una consapevole riflessione sui propri comportamenti e stili.

Ivan Mario Cipressi