Il contributo di oggi ha a che fare con un’esperienza parzialmente diretta perché conosco la giornalista che è andata alla ricerca di questa storia (e di altre) e in diverse occasioni abbiamo condiviso le nostre esperienze per provare a capire.
 Federica Angeli lavora alla Repubblica e il libro che ha scritto con Emilio Radice,  s’intitola  “Cocaparty: storie di ragazzi fra sballi, sesso e cocaina”.

Una breve nota personale legata all’approccio con questo testo. La prima reazione è stata quella di difendermi dai racconti, sapientemente riportati perché, in quanto genitore,  il primo pensiero fatto è stato: “ma questo succede a Roma e nelle grandi città” ma poi ho dovuto arrendermi all’evidenza di alcuni racconti di ragazzi nostrani che pur nella Provincia meno metropolitana di Reggio Emilia hanno vissuto storie simili a questa.
Il racconto è una sorta di confessione che rende evidente il complicato  svolgersi di una storia famigliare borghese, presa da crisi di separazioni, di sovraccarichi di lavoro e di deleghe educative.
“Cari genitori, ho quindici anni oramai, non sono più un bambino. Mi avete pure regalato la Ligier per andare in giro, anche se poi non vi chiedete manco dove vado, così come non v’interessa sapere cosa guardo sul computer o che messaggi mi arrivano sul telefonino.”
“l’altro giorno sono finito in ospedale. Perché m’era andato il cuore a mille e ho collassato. Perché quando esagero il mio cuore non si ferma più. Ed è come continuare a fare le discese delle montagne russe al luna park per ore. Lo stomaco ti arriva in gola, il cuore ti schizza sulle tempie e io….io sono felice. Mi sento un supereroe. Mi sento bello, non me ne frega niente dell’apparecchio per i denti, né dei brufoli.”  
Dopo questo ulteriore episodio sentinella, inizia una sorta di “pellegrinaggio” tra ospedali e psicologi.
Tra problemi di cuore e sentimenti di abbandono da ricollocare nella storia del quindicenne, e che giustificavano in parte i malumori e gli scazzi con i genitori “ legati in verità ai down di astinenza da coca”, finalmente la situazione è presentata al miglior cardiologo della città.
“ il Superdottore mi ha chiesto qualcosa sull’uso di stupefacenti: hai mai fatto uso di cannabis, cocaina, eroina, pastiglie o alcool? NO MAI, ha risposto mia madre. A questo punto arriva il verdetto, dopo  che ha consultato le carte degli accertamenti, sentenzia: “suo figlio deve essere operato al cuore. E’ affetto da tachicardia parossistica sopraventricolare, un difetto congenito del sistema elettrico del cuore, niente d’importante……”
“ mai madre aveva perso all’improvviso l’abbronzatura accumulata nelle spiagge delle Maldive…….In taxi mi ha stretto forte a sé, incredula, con mille sensi di colpa per aver messo al mondo un figlio con un problema congenito……..E mentre lei mi accarezzava e mi bagnavo i capelli con le sue lacrime e la sua tristezza, dentro di me pensavo: grazie supercardiologo, mettimi a posto il cuore, così dopo potrò pippare più di prima, senza più correre il rischio di finire in ospedale”

di Ivan Mario Cipressi