La Colombia, Stato tra i maggiori produttori ed esportatori di cocaina, decide di affrontare in un modo originale questa questione che viene considerata dai più (forse), una piaga sociale.
Già in un altro pezzo abbiamo affrontato il tema della valenza globale del fenomeno e alcuni, tra chi ha mandato contributi, sono stati attenti a sottolineare gli interessi che si nascondono dietro questo mercato.

Ora qui non vorrei che ci si concentrasse su  argomentazioni, pur importanti, pro o contro alle scelte di uno Stato che convive con un fenomeno così  radicato nella propria storia e nella propria cultura. Preferirei  introdurre  argomentazioni per una comprensione più ampia sul tema della cocaina e delle droghe per come si presenta nella nostra vita quotidiana.
Il video qui linkato, penso possa favorire ulteriori punti di vista.
http://www.drogaonline.it/index.php?option=com_content&view=article&id=43:vita-senza-droga&catid=11:video&Itemid=30
Nel contributo video vengono messe in risalto alcune delle ragioni del perché anche l’utilizzo “pulito” di una sostanza così alla moda come la cocaina, non può essere confusa con il privato di qualsivoglia consumatore.
Questo assunto vale per le sostanze illegali ma anche per quelle legali.
Si pensi al fenomeno dell’alcolismo: chi viene travolto da un uso dipendente di questa sostanza coinvolge in modo automatico, oltre che gli amici anche il livello delle relazioni personali primarie, famiglie di origine o famiglie acquisite. L’alcolista è pur sempre”figlio”,”padre”, “marito” , “automobilista” e così via… Come sappiamo, “l’uomo non è un’isola”
Nei fatti quindi è praticamente impossibile pensare ad un uso di sostanze, sbandierando il tema del privato e del  non coinvolgimento di nessuno nella pratica di assunzione.
D’altra parte già il Manzoni nel capitolo XI dei promessi sposi rispetto al tema della privacy scriveva  “ Una delle più gran consolazioni di questa vita è l’amicizia; e una delle consolazioni dell’amicizia è quell’avere a cui confidare un segreto. Ora, gli amici non sono a due a due, come gli sposi; ognuno, generalmente parlando, ne ha più d’uno: il che forma una catena, di cui nessuno potrebbe trovar la fine.”
Gli amici non sono però soltanto la rete sociale virtuosa con cui entrare in confidenze e relazioni intime, di sostegno e condivisone . Chi decide  di utilizzare droghe entra spesso in un sottobosco di ricatti: all’apparenza gli “amici” che ti passano le sostanze   ti aiutano a vivere una serata fuori dalla norma,  all’insegna di sensazioni nuove.
Alla fine diventeranno i tuoi peggiori aguzzini.
Ma se si ha il coraggio di non farsi ricattare,   di resistere quando ti minacciano : “se non paghi ti sputtano;” la loro stessa minaccia diventerà la forza per il cambiamento.
Ogni percorso di recupero che funziona parte infatti con la dichiarazione del proprio strato di dipendenza.
Un paradosso che potrebbe così essere scritto: “Se vuoi smettere fallo sapere a chi ti sta vicino. Sicuramente ha visto che la tua vita non è più la stessa.”
Ecco perché l’uso davvero privato delle sostanze non esiste e crederlo o raccontarselo, può essere un modo per incrementare il rischio.

di Ivan Mario Cipressi