Sono anni difficili, anni in cui la crisi morde in maniera selvaggia, anni in cui accanto ad un impoverimento progressivo della società, assistiamo ad un enorme dilagare della corruzione da parte di chi avidamente  vuole sempre di più; quanta rabbia nei nostri cuori, quanto dolore inflitto dall’uomo all’uomo. Un dolore che ci fa gridare verso Dio chiedendo giustizia nonostante la nostra individuale contraddittorietà. Anche io sento in alcuni momenti dentro di me un urlo: voglio giustizia sociale! e poi? E poi  mi fermo… E sento la necessità di parole nuove da rivolgere a Dio: Signore, insegnami a legare la libertà, tuo dono, alla mia responsabilità verso l’altro/a, verso tutte le creature, verso il creato.

La resurrezione di Cristo rimette in moto la vita…

Comprendo così che la vita di ognuno di noi è complicata. Noi siamo vittime e fautori  di  dolori, dispiaceri, delusioni, afflizioni che talvolta ci imprigionano senza scampo, ma siamo anche fonte inesauribile di gioia. Il nostro quotidiano è complicato dall’alba al tramonto però c’è, e noi  viviamo, esistiamo e ognuno, a proprio modo, anche inconsapevolmente, apporta qualcosa di nuovo  a se stesso e agli altri.

Ognuno, accompagnato dai propri limiti, dalle proprie fragilità, insicurezze, affanni, è in cammino per raggiungere dei traguardi, delle mete. Quante rabbie esplodono se cadiamo lungo il cammino e quanta forza  ci spinge a rialzarci per continuare: tutto ha un senso anche se spesso non lo troviamo o non lo cerchiamo. Noi, inevitabilmente, ci siamo, proprio perché siamo cosi imperfetti.

Quanti di noi si sentono sull’orlo del baratro, nel panico e, nella profonda solitudine,  fanno scelte  contro la vita; quanti muoiono di fame, di fame vera; quanti si chiudono nei dolori  alzando muri invalicabili nell’anima e verso il mondo e, ancora, quanti, purtroppo, e ancora tanti, sono ai margini negli angoli di strade dimenticate: Pietre di scarto! Quante donne sembrano create dai piedi dell’uomo e da essi schiacciate e non dal suo fianco! E i bambini? Come non pensare ai bambini che gridano per le violenze e  le sopraffazioni subite e urlano, cercando disperatamente un diritto che sembra dimenticato, se non addirittura negato.

Si, questa è la nostra vita. Ma se ci guardiamo dentro, negli angoli più bui, possiamo scorgere una luce…la luce della speranza che è lì  pronta a sussurrarci di crederci ancora e sempre, che le nostre mani del cuore possono fare tanto, che ci conduce nel tempo della verità e non c’è verità che non passi dalla croce; ci  esorta a credere fermamente nella rinascita, che c’è e ci sarà un tempo migliore, di grazia, nonostante tutto. È la  speranza “ fatta  di pianti e di attese, di rivolte interiori e di abbandoni alle braccia di Dio, di lotte senza violenza e di soste senza rassegnazione, di angosce per l’ingiustizia sopportata da tanti  e di certezze che il Signore un giorno tergerà ogni lacrima dai loro occhi.”

Il vento della Resurrezione non ci abbandona, basta fermarsi, chiudere gli occhi e farci avviluppare da esso con dentro al cuore il senso di abbandono misto alla gioia per l’arrivo della  primavera. Il  Signore ci mostra e ci fa comprendere, in ogni istante della nostra esistenza, attraverso la croce,  il dolore in tutte le sue sfaccettature: vivo, mai arreso, sacrificato, spezzato, massacrato, infierito, deriso, ma, nella sua poliedricità, illuminato da una luce, la stessa che è in fondo al nostro buio: la speranza.

Il dolore, dalla profonda oscurità si trasforma in bagliore accecante… le tenebre si rischiarano, sembra impossibile da credere, e il cielo, completamente sgombro di nubi, pulito, fresco: è la rinascita…la resurrezione … una  ventata di azzurro che dà vita e  che porta alla vita.

Di fronte al Cristo che tutto questo ci dona ogni giorno, e in ogni istante, si è in piedi, perché non è lecito stare davanti al Signore risorto se non in piedi. Non inginocchiati perché schiacciati dall’altalena delle vicende umane; né seduti, quasi indifferenti a ciò che accade intorno a noi, ma in piedi…dimostrando a noi stessi che siamo capaci di lottare con coraggio, di credere che i sacrifici e le piaghe dell’anima potranno essere lavati  dalle lacrime versate, che l’indifferenza, che fa tanto male, lascerà il posto ad uno sguardo indulgente e fiducioso. In piedi, insieme, di fronte al Signore Risorto perché Lui vuole guardare negli occhi, sollecitarci a non desistere, a continuare a lottare, sussurrandoci che è pazzo d’amore per ognuno di noi e  sono proprio le Sue lacrime che rendono possibile ogni Resurrezione. In piedi, per cogliere l’anelito della vita meravigliosa di cui ci ha fatto dono. “La cosa più bella che possiamo fare è sostare accanto alla santità delle lacrime, presso le infinite croci del mondo dove Cristo è ancora crocifisso nei suoi fratelli. E deporre sull’altare di questa liturgia qualcosa di nostro: condivisione, conforto, consolazione,  lacrime.” Perché Dio è nelle nostre lacrime per moltiplicare il coraggio! Forza nella nostra forza!

Coraggio, allora: in piedi! Noi resuscitiamo nel momento in cui accettiamo la sfida che ci viene rivolta da Dio a vivere pienamente e senza riserve. Quando si vivono situazioni incerte, drammatiche, pericolose, quando si è condannati alla sconfitta, c’è una voce a sussurrarci ancora: coraggio!

E come vorremmo sussurrare la stessa speranza a tutti coloro che si sentono confitti sulla croce della malattia: coraggio, in piedi! A quelli delusi dalla vita: coraggio, in piedi! A coloro che masticano il pane amaro del tradimento: coraggio, in piedi! A chi vede naufragare i sogni in cui  ha investito senza risparmiarsi alcun sacrificio: coraggio, in piedi!

Il coraggio che ci spinge a rialzarci per abbandonare il letargo delle coscienze e respirare un vento di solidarietà che faccia nuovi i nostri mattini. Perché la delusione non ci sovrasti, l’angoscia non ci anneghi nel suo vortice, la confusione non zittisca il sale delle parole, la triste rassegnazione non prenda il sopravvento.

Coraggio, allora, in piedi: per rimetterci in cammino e lasciare che, dalle ceneri dei nostri rimpianti e dalle prigioni delle nostre paure, scaturisca un fuoco nuovo in un abbraccio pieno di passione e di compassione.

La resurrezione di Gesù rimette in moto la vita, ridona ali alla nostra speranza, prigioniera del rammarico, e ci concede di dare un futuro ai nostri passi. Ed affida alle nostre mani vuote la ricchezza del suo Vangelo di vita. E apre orizzonti di resurrezione che non solo ci cambiano dentro, ma ci spingono ad andare oltre le porte che si chiudono, per renderle sempre più aperture possibili e sensibili alla sua luce. Come le nostre ferite, come le Sue piaghe.

di Sac. Mimmo Battaglia – Presidente FICT