“Mio figlio di 14 anni, appena arriva a casa, si precipita sul computer. Fino a tre settimane fa si precipitava sul cibo, affamato come un  lupo”.
–  Cosa sta succedendo? Per caso gira in Facebook?
“Credo di sì. Ma non è questo. Mi preoccupa il fatto che è cambiato, tanto che non sembra più lui”.
–  Se si precipita al computer, vuol dire che ha un forte interesse, non crede?  “Mi faccia pensare… non ci sta poi tanto tanto, dopo mezz’ora o qualcosa di più viene a mangiare… resta sopra pensiero, non si interessa più come prima della casa e della sorella, facendo domande…”

dipendenza da internet

–  Lei ha un po’ di pratica di computer? Ha curiosato sui percorsi che fa il figlio, insieme a lui, magari per …gareggiare?
“Non molta, ma insomma, ci metto mano. Ma come posso competere con lui?”.
–  Non si tratta di competere, bensì di “giocare” un po’ insieme per vedere quel che succede. Perché controllare, infatti? perderebbe la sua fiducia.
“Lei suppone e mi dice che allora qualcosa non va?”.
–  No, affatto. Cerco di capire con lei perché suo figlio “si precipita al computer”; è evidente il suo cresciuto interesse all’aggeggio, diventato prevalente, come lei dice, rispetto all’interesse per la famiglia e la sorella.
L’avvio del colloquio è questo. In seguito risulta che il ragazzo naviga anche di notte, che ha una fitta rete di contatti e amicizie su Facebook, su vari piani; quindi che “non vuol perdere il controllo della situazione”.
Giusto il tempo per prendere coscienza su una dipendenza in formazione. La seconda, tra i cinque tipi o sottotipi di dipendenza da Internet, secondo il criterio indicato da F.Tonioni dell’ambulatorio Internet Addiction Disorder (Iad) al Policlinico Gemelli di Roma. La dipendenza dal social network, cioè la dipendenza relazionale dei cibernauti in rete (cyber-relational addiction).
I segni di questa dipendenza sono: eccessivo interesse e uso della rete; il tempo dedicato alla rete diventa criterio per organizzare la giornata e le restanti attività; perdita di molte relazioni esterne e persino in casa; tensione e ansia da controllo, per cui ci si “precipita” sul computer a vedere come vanno le cose.
Il ragazzo c’era in pieno in questo ultimo sintomo. Correva là per vedere come si evolvevano le notizie e la situazione tra gli amici, divisi su più piani, cui si era aggregato in Facebook.   
E la madre lo ha scoperto “giocando” sul computer con lui.
Niente di grave, tutto fatto, ma uno scivolo bloccato per tempo, in una fase delicata della crescita in adolescenza.
Avviso ufficiale ai naviganti, dunque, per pericolo rosso?
No, basta una boa, magari con su appeso l’occhio videocamera dei genitori.

Gigetto De Bortoli