Lui è un uomo sui 50 anni, robusto e molto attivo. La moglie, cinque anni più giovane, ha un tumore (guaribile, pare) e ha posto uno stop alla vita intima. Non se la sente più.
Lui, il marito, ha tenuto duro per un po’ di tempo, tra l’altro accudendo la moglie con affetto, standole vicino il più possibile, cosa che continua a fare. Poi ha trovato un sostituto, al piacere mancante, in alcuni siti internet, che lo hanno fatto ritornare e re-infognarsi in un brutto periodo della sua giovinezza, preda della pornografia.

Si vergogna a dire le cose come stanno, in pieno imbarazzo, si fa rosso. Ma il fatto d’averlo detto lo calma e cava poi pure un bel respiro di sollievo. È chiaro come il sole che ha uno spiccato rigore morale, come dice: egli sa da che parte stia il vizio o la virtù.
Riceve ulteriore sollievo quando gli osservo che forse la sua regressione è dovuta al dolore subito e condiviso per il cancro della moglie e alla fatica di far fronte alla paura e al pericolo di vita della persona amata. Senza volerlo, ho centrato in pieno. Lui conferma.
“Sono io che temo un’altra cosa invece, gli osservo: che lei caschi nella dipendenza a Internet e al sesso cibernetico”.
Resta sorpreso.
“Richiamo l’attenzione sul modo col quale cerca il piacere, che può essere ben più pericoloso del piacere stesso. Comodo premere un tasto, in qualsiasi momento, e avere le donnine a portata di pulsante. Ben più facile che averle a portata di mano”.
L’uomo riflette e chiede altre spiegazioni.
È caduto nel primo tipo di dipendenza dentro la rete virtuale: il sesso virtuale e la pornografia, almeno secondo la classificazione di F. Tonioni del Policlinico Gemelli di Roma, che ha organizzato un ambulatorio per questo tipo di dipendenze.
Il piacere genitale e sessuale non è cattivo in sé, anzi è una cosa scontata – perfino banale – vista la maniera con la quale la natura protegge e promuove la vita. Diventano invece pesanti, irrazionali e foriere di danni, oltre che immorali, le  modalità che non rispettano libertà, reciprocità, parità e rispetto nella richiesta e nel dono del piacere. Nel caso del sesso virtuale, per come la si voglia mettere, c’è di mezzo una solitudine angosciosa e una ripetitività che toglie al sesso il suo fine reale, cioè porsi in relazione con una persona vera, in carne e ossa. Un piacere compulsivo rivolto da sé e a sé, senza alcuna prospettiva di apertura.
L’uomo concorda. Poi si discute insieme. Altro è il sesso, altro l’affetto. Altro la tenerezza e altro la genitalità. Altro la sensibilità e altro la sensualità. Altro è il modo con il quale le donne vivono l’intimità e altro è il modo degli uomini.
Senza tanti giri di parole, giusto tra maschi, lui accetta di discutere come reimpostare la relazione corporea e affettiva con la moglie, pur sofferente, per aprire un dialogo con lei a tutto campo.
Siamo d’accordo: nessuna cosa può superare l’intimità di pelle pelle con la persona amata, a prescindere anche dal sesso e dai genitali. L’affetto è più importante del sesso e fa stare sempre in relazione. L’affetto è contro la deriva della solitudine.
Accommiatandosi conclude a sorpresa, ridendo.
“Penso che porterò il computer in bagno”.
–  In bagno! A far cosa?  
“Per fargli la doccia e …affondarlo in vasca”.
–  Complimenti. Condivido la sua liberazione.

Gigetto De Bortoli