“Eravamo tutti giovani e giovanissimi. Tra di noi c’era pure chi sniffava: Tutti o quasi pastori ed ex guardiani di pecore, spacciatori di eroina, bari nelle bische che noi stessi avevamo messi in piedi per i signori e le signore annoiati dell’alta società. Eravamo decisi a farci largo: anche col sangue se fosse stato necessario (…)”.
Azioni efferate, scene di violenza, omicidi raccontati direttamente da chi li ha commessi, il tutto alternato a descrizioni sull’organizzazione della struttura mafiosa, agli accordi con i boss, alle collusioni politiche, questo il fascino che cattura il lettore di “Baby Killer”.

Storie vere per non dimenticare

“Storie dei ragazzi di Gela” di GIUSEPPE ARDICA, Gli Specchi Marsilio, Venezia, 2010, pag. 141.
L’autore, giornalista di RAI Parlamento, ha il grande pregio di riuscire a far entrare il lettore nelle storie che racconta  alternandole alle confessioni davanti a un tribunale e rendendolo uno spettatore invisibile.
Ardica, con il suo stile fluido, chiaro e senza fronzoli seppur ricercato al tempo stesso, racconta pagina dopo pagina della banda denominata “baby killer”  e costituita appunto da ragazzini, dai tredici ai sedici anni, che tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, in Sicilia ed in particolare a Gela, diventa il “braccio armato” della Stidda. “Stidda”, in siciliano “stella” come spiega nell’ultimo capitolo, potrebbe intendersi come il tatuaggio che gli affiliati si facevano tra il pollice e l’indice della mano destra “cinque piccoli punti di inchiostro blu che formavano una stella”, una sorta di Quinta mafia nata con l’intenzione di sostituirsi, prima localmente e poi in tutta la Sicilia a Cosa Nostra. L’autore ha utilizzato nel volume nomi finti e soprannomi, un solo nome è vero: Salvatore Tumeo che all’inizio del libro viene seviziato e torturato crudelmente prima di essere ucciso solo per aver osato rapinare la moglie del “capo”. Racconti agghiaccianti e sconcertanti di fatti purtroppo realmente avvenuti in un libro affascinante da leggere tutto d’un fiato.

Simona Ricci