Shalom è una “comunità di vita”, che ospita circa 300 persone a Palazzolo sull’Oglio. Persone con varie problematiche: di dipendenza, innanzitutto, ma anche psicologiche e psichiatriche, o solo disadattate o in ricerca… La gran parte di esse, dopo un cammino di vita comunitaria e di condivisione delle proprie debolezze, ma anche di capacità, che magari ignorava di avere o aveva dimenticato, ritorna alla vita normale con un apporto in più da dare alla comunità civile da cui si era, più o meno colpevolmente, allontanata.

a cura di Giuliano Vettorato, Verona, QuiEdit, 2014, pp. 328

Prima ancora che nel testo, la dimensione “comunitaria” di Shalom è simboleggiata sia nella foto del frontespizio, dove un campanile sullo sfondo sta a significare il proprio “stare in campana” nel venire incontro ai problemi sociali del territorio (locale ma anche su scala nazionale) ove opera, sia in quella della quarta di copertina, ove una sedia vuota rappresenta l’invito ad “aggiungere un posto a tavola” a chiunque voglia condividere questa esperienza, indipendentemente se portatore di personali malesseri oppure di disponibilità a mettersi a servizio di questi ultimi. I componenti di questa comunità si suddividono infatti tra gli oltre 300 residenti più gli operatori che vivono al suo interno e le migliaia di volontari che in diverso modo e a vario titolo contribuiscono al suo mantenimento quotidiano (è una questione di principio di Shalom, infatti, non voler dipendere da finanziamenti pubblici per evitare quelle burocrazie che potrebbero comprometterne la mission).

Oltre ad offrire l’immagine dell’identità che Shalom è venuta costruendosi lungo una storia che parte dal 1986, i 15 capitoli del testo che riporta i risultati dell’indagine condotta dall’Istituto di Sociologia dell’Università salesiana di Roma nel 2012, aprono il sipario sul vissuto dei suoi componenti attraverso una serie di indagini quali-quantitative che hanno coinvolto di volta in volta campioni rappresentativi degli attuali residenti, degli ex-residenti degli ultimi 10 anni e delle loro rispettive famiglie; inoltre sono stati coinvolti coloro che in qualità di volontari offrono il proprio contributo (responsabili della gestione, operatori, psicologi, insegnanti, sostenitori…).

Dalla narrazione di questi vissuti emergono spaccati di vita che attestano come sia possibile dalla cenere dei traumi sperimentati prima dell’ingresso in comunità rinascere rigenerati dall’acquisizione di nuovi valori. Le indagini nel loro insieme fotografano scenari di vita comunitaria che rimandano direttamente ai principi fondanti che caratterizzano quest’opera partendo dal presupposto che “nessuna persona è irrecuperabile”, nell’orientare la ricerca Shalom fa leva su “dispositivi educativi” che afferiscono prettamente al sistema di accompagnamento, mirato a mettere la persona al centro nel riprogettare responsabilmente un rinnovato orizzonte di vita; al lavoro, quale leva del cambio nel (ri)dare dignità e professionalità all’individuo; alla preghiera, per offrire sostegno al proprio percorso di ricerca di senso e di speranza cristiana.

Il volume, oltre a convalidare l’operato di una comunità (ri)educativa che testimonia anche attraverso dati concreti il proprio contributo alla società, intende essere una proposta valoriale da mettere a conoscenza di insegnanti, genitori, educatori e di tutti coloro che operano nel campo dei sistemi formativo-educativi scolastici, associativi, oratoriani/parrocchiali.

di Vittorio Pieroni