Settimane di martellanti notizie su donne di corte che si elevano al ruolo di filosofe, oramai famosa in questa prospettiva Terry, la quale in cinismo supera anche il fondatore della teoria. Paggi, paggetti e buffoni tengono in stallo la politica e il normale funzionamento della macchina statale, oltre che la curiosità del popolo fuori palazzo. Da che mondo è mondo il potere catalizza intorno a se “ricercatori,” che seguono le strade dal facile guadagno e della rapida notorietà.

 

 

Nessun moralismo per quanto sta accadendo, ma gli attenti osservatori non possono non vedere che oggi ci troviamo ad un bivio storico per le dinamiche della vita di “corte.”

Il potere e il potente di turno, oggi sembra essere  una preda molto più indifesa nei confronti delle astute cortigiane o dei beffardi giullari.

Baccanali e festini conditi anche da droghe d’eccellenza come la cocaina, sbattuti in prima pagina sui quotidiani locali, nazionali e internazionali, sollecitano i più profondi istinti umani, ma non fanno altro che confermare lungimiranti previsioni fatte in tempi, non sospetti, da professionisti impegnati nel mondo dei servizi di trattamento delle dipendenze.

Riccardo Gatti, capo del Dipartimento dipendenze di Milano  nel 2004 a seguito di uno studio sul possibile sviluppo dell’uso della cocaina nella città di Milano diceva che  la classe dirigente era schiava della dose e così argomentava:

“…la scuola e la famiglia, certo. Ma non bastano. Nella metropoli invasa dal¬la coca bisogna puntare al cuore delle aziende»… «La prevenzio¬ne va fatta lì», giura. «Perché lì stanno in massima parte i consumatori di cocaina» e perché lì sta la classe dirigen¬te della città. L’accusa è pesan¬te:. «È una società civile in ostag¬gio e potenzialmente sotto continuo ricatto». Chiamato dai politici locali a raccontare del «doping della vita quotidiana della metropo¬li ». Ogni volta i numeri torna¬no a fare impressione. A Mila¬no un giovane adulto su tre ha fatto uso, almeno una vol¬ta, della polvere bianca. «Ser¬ve a lavorare, a divertirsi, a fa¬re sesso. Ma poi l’asticella del¬la soddisfazione si fa sempre più alta. E allora chi consuma coca paradossalmente fa una fatica terribile a divertirsi». Funziona così. Eppure dilaga, spopola, trova ogni giorno nuovi consumatori. Su cento mila¬nesi, quasi quindici l’hanno provata. Nei Paesi Ue la per¬centuale non raggiunge il 4%.”

Seguendo questo filone di ragionamento potremmo dire che, dal modello “Milano da bere”, in voga prima di tangentopoli si è passati oggi al modello dell’Italia da sniffare. Reggio Emilia conferma il dato: 6 settembre 2011 arrestato un professionista dello spaccio. In un anno ha all’attivo 1300 smerci di coca per introiti come minimo di 70mila euro. Alla faccia della crisi!!!

Ma come d’incanto oggi sembra anche essere arrivato il tempo della riscossa.

La tecnologia ci offre nuovi strumenti di democrazia, computer, cellulari, social network, sempre più riescono a penetrare ed abbattere quelle “pareti” di finto moralismo e di riservatezza che hanno spesso diviso il mondo del potere da quello della società reale.

Attenti potenti o pseudo tali, la tecnologia salverà la nostra società: cocaina (che sembra diventata la “religione dei popoli”) e il girar di “patonza”  non vi potrà aiutare per molto.

Chi è ricattabile prima o poi paga il conto.

Ivan Mario Cipressi