Il recente fatto di cronaca relativo al suicidio del giovane di Lavagna riporta alla ribalta il tema della legalizzazione delle droghe leggere. In realtà per noi della Federazione Italiana Comunità Terapeutiche il problema non si colloca nel dibattito annoso bensì nell’enorme disagio giovanile che quotidianamente registriamo solo a seguito di un evento eccessivamente doloroso.
Ci preoccupa, pertanto, la nostra incapacità di rispondere, e finanche cogliere, i segnali che abbiamo costantemente sotto gli occhi, che coinvolgono ragazzi sempre più giovani a cui non sappiamo fornire elementi che gli consentano di affrontare la relazione con gli altri.
Manca, infatti, un presidio adeguato caratterizzato da una rete sociale di cui sono parti le famiglie, la scuola e le altre agenzie educative. Proprio su queste ultime dovremmo puntare per costruire contesti educativi e formativi tali da prevenire situazioni che sfociano nella drammaticità.
Le famiglie sono sole al punto che sono costrette a rivolgersi alle forze dell’ordine che non dovrebbero necessariamente rappresentare interlocutori educativi per eccellenza ma operatori addetti alla sicurezza ed alla repressione dei delitti.
Quando saremo capaci di ascoltare il disagio dei nostri giovani e predisporre le risorse adeguate potremo tornare a parlare di legalizzazione, non prima.