La Libreria Editrice Vaticana ha edito gli Atti della Conferenza Internazionale “DROGHE E DIPENDENZE. UN OSTACOLO ALLO SVILUPPO UMANO INTEGRALE”, tenutosi a Città del Vaticano il 29 Novembre – 1 Dicembre 2018. Di seguito si riportano le conclusioni

CONCLUSIONI E RACCOMANDAZIONI
La Conferenza internazionale, grazie agli interventi di esperti di fama internazionale e alle esperienze di coraggiosi testimoni nonché alla partecipazione di pubblico numerosa e interessata, ha richiamato e sviluppato alcuni concetti chiave relativi alle droghe, alle dipendenze, al loro manifestarsi nella società contemporanea nonché alle azioni di prevenzione e contrasto, pregni di riflessioni utili anche all’azione pastorale.
1.In sintonia col pensiero del nostro Pontefice, la Conferenza ha inteso richiamare l’attenzione delle coscienze sul fatto che le sostanze stupefacenti continuano «ad imperversare in forme e dimensioni impressionanti» [1] , pur essendo per decenni segnalato come fenomeno emergenziale; di conseguenza, i lavori hanno affrontato con ottica globale e aggiornata tale triste realtà, considerandola pandemia dai risvolti molteplici e mutanti, vero e proprio sistema che supera le “sostanze”, sempre più connotato da aspetti talvolta raccapriccianti che provoca anche crimini efferati, consumati nel mortifero mercato delle droghe o sotto effetto, diretto o riflesso, della dipendenza.
• Il giudizio etico negativo per ogni droga [2], è stato, dunque, riaffermato quale principio per ogni valutazione in merito sia al fenomeno in sé, sia nel prendere atto con preoccupazione della presenza di circa 29,5 milioni consumatori di droga, ovvero che lo 0,6% della popolazione adulta mondiale, soffra di disturbi legati al suo consumo [3] , con le seguenti caratteristiche:
– il consumo di cocaina si associa a una maggiore crescita di quello di eroina, che “costituisce ancora la percentuale più alta (80%) delle nuove richieste di trattamenti derivanti dall’uso di oppiacei in Europa” [4] ;
– sono facilmente reperibili nuove sostanze psicoattive (NPS) intossicanti e oppiacei sintetici estremamente potenti di recente creazione, privilegiati dai giovani, disponibili a basso costo e anche in forma anonima sul mercato online;
– il primato del consumo appartiene ancora alla cannabis, sulla quale è in corso un acceso dibattito a livello internazionale circa gli ipotetici usi terapeutici, laddove andrebbero meglio comprese le tendenze nell’uso, i danni correlati e le conseguenze delle politiche di regolamentazione nei vari Paesi;
– le droghe trovano addirittura il modo di entrare nei luoghi di detenzione.
2.Di fronte ad un panorama così complesso e inquietante, è stato richiamato il quadro normativo internazionale con la conseguente attuazione degli obblighi imposti dalle Convenzioni ONU agli Stati membri laddove il dato che emerge è la carenza, l’inadeguatezza, il diverso grado di efficacia e di effettività delle misure nazionali adottate in relazione al controllo del mercato lecito e, quindi, della produzione e della distribuzione degli stupefacenti nonché in relazione al controllo ed alla repressione del traffico illecito di droga, che non conosce confini grazie anche al suo essere colluso con le mafie.
L’azione multilivello di contrasto alla droga si assesta sui diversi livelli: internazionale (Convenzioni ONU in materia); regionale (esemplificata dall’attività dell’Unione Europea); nazionale (esemplificata dalla relazione sulla legislazione in materia di controllo delle nuove sostanze psicoattive nel Nord-Est asiatico); locale, svolta dalle comunità terapeutiche e dai servizi sanitari pubblici nel luogo di origine e negli altri paesi dove esse operano nella direzione della cura e del recupero delle vittime della droga.
• Da questa panoramica, scaturiscono alcune considerazioni d’indirizzo atte a mantenere senza cedimenti dinamiche “universali”:
– di contrasto, in vario modo e nelle sedi appropriate, verso quelle politiche che, nella progettualità e nelle prospettive, segnano un passo stanco e inadeguato di fronte a un mercato di prodotti molto competitivo e flessibile rispetto alla domanda, sempre disponibile a nuove offerte che vanno dal gioco d’azzardo virtuale alle smart drug;
– di prevenzione, da perseguire con un lavoro di rete e azioni pastorali mirate per la protezione del “bene salute collettiva”, obiettivo dichiarato delle Convenzioni ONU in materia di droga, quale bene pubblico globale, collegato ad interessi generali della comunità internazionale, quali sicurezza, sviluppo, ambiente, che il diritto internazionale tutela direttamente attraverso le norme generali o tramite le organizzazioni internazionali competenti a preservare e realizzare gli interessi della collettività umana; per l’educazione dei giovani e degli adulti, soprattutto se rivestono ruoli educativi; a favore della cura/riabilitazione dei tossicodipendenti.
3.I lavori hanno evidenziato nuove dipendenze, mediate dalle nuove tecnologie informatiche e/o sviluppate da Internet, che vanno dalle condotte sessuali al gioco d’azzardo.
Particolare risalto e viva preoccupazione sono stati attribuiti alla ludopatia, che costituisce appunto una piaga dilagante che diversifica ulteriormente l’addiction, la cui legalizzazione, che permette l’impianto di slot machines e di siti web dedicati, incrementa in modo esponenziale il numero dei giocatori patologici; inoltre, l’eventuale tassazione riscossa dallo Stato è da considerarsi incompatibile sul piano etico e contraddittoria sul terreno della prevenzione.
A questa si aggiunge il diffondersi, soprattutto fra i giovani, dell’Internet Addiction.
Si tratta di un disturbo affiorato di recente, propagatosi rapidamente soprattutto fra i giovani e gli adolescenti, i cosiddetti “nativi digitali”. Non è ancora disponibile una vera e propria definizione scientifica e, quindi, una presa in carico adeguata dei soggetti interessati, laddove, comunque, si caratterizza per il frequente o costante uso della tecnologia on line, in concomitanza con disagio psicologico o con compromissione del funzionamento relazionale e sociale nonché capace di indurre decadimento della produttività scolastica o lavorativa.
• La responsabilità dell’adulto, più volte richiamata nella Conferenza come in altre sedi, prende forma di raccomandazione a prendersi particolare cura dell’adolescente, quale soggetto dalla fragile evoluzione, per cui ogni prospettiva pastorale o progettazione educativa, soprattutto in quegli ambienti che la Chiesa elegge a presìdi educativi, devono assicurare che non sia lasciato a sé stesso, senza possibilità di rielaborazione delle esperienze proprie dell’età. Dalle esperienze raccontate in assemblea, è emerso come siano i giovani stessi a riproporre la necessità di interagire con adulti empatici e autorevoli, con i quali confrontarsi e scontrarsi in una cornice di accoglienza e di crescita: prima ed ineludibile attività di prevenzione, onde evitare derive devianti.
• E’, dunque, da promuovere, secondo le caratteristiche e i profili di ogni Paese, una pastorale giovanile capace sia di leggere tali fenomeni in chiave preventiva sia di segnalare gli obblighi di garanzia, a carico del mondo adulto e mercantile, verso i minori sia di colloquiare con le nuove generazioni, con conoscenza di causa, nei luoghi reali e virtuali che gli stessi frequentano.
4.Allo stesso tempo, alcuni esperti convenuti hanno dimostrato, in accordo con studi sull’argomento, come le possibilità pressoché illimitate di Internet agevolino anche lo sviluppo della dipendenza sessuale e la pornodipendenza.
Quest’ultima è una realtà sommersa sempre più emergente, molto più diffusa di quanto si creda considerando che i siti più frequentati nella rete sono proprio quelli pornografici e che chat e siti di incontri virtuali sono in netta espansione. Toccano milioni di persone nel mondo tanto da apparire quale problema sociale laddove il ricorso alla pornografia assume un connotato consumistico esasperato, con un carattere compulsivo tale da configurare una vera e propria condizione di dipendenza. La “virtualità”, inoltre, per la sua illimitata potenzialità esperienziale, diventa una attrazione che supera sempre il paragone con la concretezza dei limiti insiti nelle relazioni reali e autentiche della coppia, seriamente minacciata da questa particolare dipendenza.
• Le strategie di intervento e di prevenzione nonché quelle pastorali, ponendo in sinergia le Agenzie sociali ed educative, per affrontare e vincere questo mutevole e variegato dispiegarsi delle dipendenze, devono aggiornare e varare programmi orientati alla salute, al sostegno familiare e soprattutto all’educazione.
Ne consegue la responsabilità di immaginare e realizzare proposte formative che rendano abili alle “buone pratiche” tutti coloro che si preparano ad operare o già operano nell’ambito educativo e/o pastorale, siano essi presbiteri, laici o religiosi.
5.Le testimonianze condivise in aula hanno denunciato, fra le pieghe delle narrazioni, il silenzio e l’indifferenza che uccidono non meno delle droghe, seppur diversamente. È stato, poi, messo in risalto come la sensibilità umana e al servizio, secondo il motto paolino “Caritas Christi urget nos” [5], sia elemento necessario per realizzare “buone pratiche” fondate sulla solidarietà, quale deterrente al malessere personale e sociale, per contrapporre reti virtuose a reti criminali o comunque nocive alla salute dell’anima e della persona.
• Secondo il sentire di coloro che in ambito ecclesiale si dedicano alla “cura” delle dipendenze, la teologia pastorale, attraverso aggiornate angolature prospettiche offerte sia dal Magistero della chiesa, sia dalla pastorale familiare, giovanile, sanitaria e dalla Dottrina sociale della Chiesa, deve ispirare quelle modalità pratiche atte:
– a far sì che operatori ben preparati possano porsi, con generosità e competenza, al servizio di tanti fratelli e sorelle che vivono sulla loro pelle la schiavitù delle dipendenze;
– a far ripartire l’azione attraverso una rinnovata pastorale che abbia come unica prerogativa quella di andare incontro, nelle “periferie esistenziali”, ad un’umanità sempre più depauperata dei fondamentali beni materiali e spirituali, declinando il “Vangelo della Misericordia”.
• Dalla lettura in controluce del materiale prodotto dalla Conferenza traspaiono, infine, alcune linee guida squisitamente operative, che si possono così riassumere:
-caldeggiare campagne di sensibilizzazione contro ogni dipendenza;
-denunciare collusioni o latitanze delle Istituzioni, ad ogni livello;
-promuovere studi e occasioni di confronto capaci di incrementare la consapevolezza sull’impatto e la natura dei costi sanitari e sociali causati dalle droghe, per far comprendere l’economicità del contrasto delle stesse;
-consolidare e diffondere la base delle conoscenze;
-rafforzare la capacità di gestire i trattamenti farmacologici e rieducativi delle dipendenze;
-aumentare la mobilitazione, il coordinamento delle risorse e la dotazione di fondi;
-migliorare il monitoraggio dei progetti in via di realizzazione e delle strategie di prevenzione;
-supportare una adultità matura e una genitorialità educativamente responsabile;
-sostenere il nascere o il consolidarsi di presìdi rieducativi e/o terapeutici.
Tutto ciò deve comunque riferirsi a filosofie e modelli di intervento per favorire lo sviluppo umano integrale della persona, principale ed insostituibile dispositivo pedagogico idoneo a fronteggiare i nuovi e ormai ricorrenti fenomeni di addiction.

 

[1] Papa Francesco, Discorso ai partecipanti alla 31ma edizione dell’International Drug Enforcement Conference, 20 giugno 2014.
[2] Il «no a ogni tipo di droga» è stato ribadito più volta da papa Francesco; cfr., per esempio, l’Udienza generale del 7 maggio 2014.
[3] Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e per la prevenzione del crimine, World Drug Report 2017, Vol.1, p.9.
[4] Osservatorio Europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, Relazione europea sulla droga, 2017.
[5] S. Paolo, 2Cor 5,14.