Il tema del gruppo attraversa moltissimi momenti della nostra vita; siamo infatti multiappartenenti a gruppi sociali come ad esempio la famiglia, la classe, il team di lavoro, il gruppo degli amici, la squadra.

In alcune culture o subculture la parola IO non esiste, viene utilizzato prevalentemente il NOI. Come a dire che la dimensione gruppale è prevalente nella vita delle persone. Nella nostra cultura l’IO assume invece una valenza centrale, a volte prevaricante rispetto alla istanza sociale. Individualità e collettività dovrebbero invece essere intesi come aspetti complementari del vivere umano e non antagonisti.

Anche nell’animazione in parrocchia si “utilizzano i gruppi” per poter formare ed educare giovani e adulti, a volte con una parziale consapevolezza che si ha a che fare con il dualismo individuo-gruppo.

Come l’individuo nasconde dietro l’immediata apparenza una grande complessità e mistero, anche il gruppo cela dimensioni profonde oltre le visibili parvenze. Possiamo parlare di dinamiche di gruppo, di processi di gruppo.

Chi si occupa di animazione ed educazione deve acquisire delle competenze per poter leggere, intravedere cosa muove un gruppo, come interpretare alcuni comportamenti e programmare attività adeguate.

Il primo concetto fondamentale che trattiamo durante i corsi di formazione per animatori è quello che in gruppo ci sono due aspetti interconnessi: IL COMPITO e la RELAZIONE. Per un gruppo giovanile parrocchiale di quattordicenni, ad esempio, il compito è quello di ritrovarsi settimanalmente per trattare il tema dell’amicizia. La relazione, ovviamente, è quella che si instaura con i coetanei e con gli animatori. E’ molto probabile che se chiediamo ad un adolescente il motivo per cui frequenta i gruppi giovanili, ci risponda “perché ci sono gli amici”. Allora se un’equipe di animatori fonda la propria programmazione esclusivamente sui contenuti, non incrocia il bisogno e l’appartenenza al gruppo di molti adolescenti, creando incomprensioni, malumori e talvolta disgregazione del gruppo stesso. Curare le relazioni vuol dire chiedersi: qual è il clima del gruppo? Come interagiscono i ragazzi tra loro, con gli animatori e tra maschi e femmine? Ci sono ragazzi esclusi, che non intervengono; sono presenti delle conflittualità tra i ragazzi, etc. Le risposte a queste domande dovranno diventare parte integrante delle programmazioni successive. Laddove il clima di un gruppo si rivela sereno e “caldo” allora si può dare molta più attenzione ai contenuti da trattare, non dimenticando comunque di curare gli aspetti relazionali. Dove invece il clima di gruppo è disturbato, caotico, conflittuale è necessario programmare delle attività per portare il gruppo ad uno stato di benessere. Quali attività fare? Dipende dall’obiettivo specifico che ci si pone e poi ci può avvalere di molti testi che spiegano le attività per animazione dei gruppi. Leggere la tecnica di un’attività può non essere sufficiente se l’animatore non ha anche competenze di lettura e conduzione di gruppo.

di Marcello Manea

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