Un dogma moderno, che voglio provare  a smontare, recita che l’educazione è in crisi. Credo che non sia vero, o, perlomeno, non sia del tutto corretto.

L’educare, nella sua accezione antropologica, è lo strumento che una società utilizza, intenzionalmente e consapevolmente, per replicare se stessa, trasmettendo ai suoi nuovi membri i propri valori, le proprie norme, il proprio stile di vita.

Alla luce di questa premessa è facile osservare come l’educazione di questi tempi e di questa società sia tutt’altro che in crisi. Anzi, il nostro dovere lo facciamo alla perfezione: l’uomo che stiamo formando ci somiglia in tutto, i suoi valori stanno diventando i nostri: l’individualismo, il denaro, la competizione sfrenata, l’indifferenza, il mito del successo e della carriera, l’arrivismo. Potrei continuare un lungo elenco ma l’evidenza parla da sé. Siamo ottimi educatori !! Allora non è l’educazione ad essere in crisi, ma l’intera società. Perché questi valori, questi modelli portano inevitabilmente al suicidio di una comunità sociale. I fatti politici, sociali e macroeconomici di questi ultimi tempi lo dimostrano pienamente: viviamo uno sbandamento collettivo, siamo l’equipaggio di una nave che affonda nell’indifferenza e nell’impotenza di tutti. È per questo che servono educatori veri, nuovi, ribelli e trasgressivi rispetto alle regole non dette di questo scempio. Educatori capaci di immaginare, sognare ed accompagnare nella crescita un nuovo uomo, un uomo nuovo. Che si riappropri di valori e norme aperte all’altro, alla speranza, all’ambiente, alla giustizia, al bisogno di città vivibili. Per realizzare questo progetto rivoluzionario servono sogni, servono donne e uomini capaci di rischiare, ma serve soprattutto costruire, con forza, passione e determinazione, una giusta idea del vivere insieme. È quello che chiamiamo legalità. Che non vuole essere tanto il rispetto acritico di una serie di norme ma il rispetto dell’altro, di ogni altro, che quelle norme proteggono. La legalità allora non è una formalità, un obiettivo fine a se stesso, è uno strumento, un binario che deve condurre alla Giustizia, assieme alla promozione umana, all’abbattimento delle differenze di possibilità, delle disuguaglianze.

Il quinto comandamento dice “non rubare”, ma che differenza quando a rubare sono i poveri per mangiare o i ricchi per abusare! Se possiamo comprendere o giustificare o in qualche modo usare misericordia ad un impoverito che lo fa per sopravvivere, quale misericordia invece si può avere verso l’individualismo sfrenato di chi più ha e più vuole?

E allora, forse, bisogna ripartire dalla definizione dei valori, perché sono convinto che sebbene ci sembra di condividerli, in realtà è solo una illusione. E conviene anche interrogarsi se legalità e moralità camminino in modo congiunto o stiano progressivamente divaricandosi. Nel quadro strettamente legalitario, dell’attenersi alle leggi,  sono presenti molte scappatoie dal punto di vista dell’etica: molte leggi sono povere perché non riescono a difendere i deboli, i diseredati, gli ultimi. Dal punto di vista della legalità il consumismo e l’individualismo non infrangono alcuna legge, dal punto di vista etico la nostra società consumista e individualista è un aberrazione. Il 20% del mondo consuma l’80% delle risorse; a troppi, sempre di più, vengono, in maniera subdola, riservate solo le briciole e magari, altrettanto in maniera subdola, incolpate proprio di questo.

Se è vero che la legge è nata per difendere i più deboli, la crisi della legalità è testimoniata dai tanti che sotto gli occhi di tutti vengono abbandonati al proprio destino. Tutti oggi parliamo di legalità, dimenticando forse che, in realtà, è la sorella minore dell’onestà.

Ecco perché è necessario saldare le parole alla vita e la vita alle parole vere. Sempre. Troppe sono quelle abusate e strumentalizzate: pace, giustizia, diritti. E anche legalità, che significa rispetto delle regole, da parte di tutti, anche dei potenti che hanno schiere di avvocati pronti a difenderli quando le infrangono. Ci troviamo con un precariato dei diritti. L’articolo 3 della Costituzione che sancisce l’uguaglianza è divenuto un disvalore. Esiste infatti un’idea di modernità che mal tollera i diritti sociali. Ma la vita delle persone viene prima delle leggi perché ne è il fondamento. Abbiamo quindi bisogno di leggi capaci di restituire vita e dignità alle persone. Attenzione: noi abbiamo bisogno di politica, di risposte concrete, reali e non virtuali. Le politiche devono essere al servizio dei processi educativi, ma non devono sostituirsi ai processi educativi. Le politiche devono essere di supporto all’educare, e non, come qualcuno ha nella testa la presunzione di fare, esaurire in se stessa la pretesa educativa. La legge da sola non educa. Bisogna dare gli strumenti a chi di dovere perché informi e costruisca  percorsi. Oggi noi viviamo in una grande ambiguità di messaggi. Voglio dire che la giustizia, la legalità non sono solo virtù personali, ma virtù, valori, con dimensione sociale. Chi ha un ruolo pubblico,  chiunque ha un ruolo e una responsabilità pubblica non può deridere la legalità, non può fare giochi di interessi personali, non può deridere la giustizia, non può deridere il rispetto delle regole. Non può perché la testimonianza delle cose positive che fai ha una dimensione simbolica. Se tu calpesti le cose positive, crei un cattivo esempio, ma proprio perché esempio crei imitazione e quando noi, quei ragazzi, in territori anche difficili, li aiutiamo a crescere e ad assumersi il rispetto delle regole che cominciano dalle piccole cose, poi sono bombardati da messaggi che cancellano e spazzano via tutto. Chi ricopre ruoli di funzione pubblica non è tenuto all’onestà solo in quanto soggetto etico che risponde alla propria coscienza, ma anche perché è rappresentante del sistema sociale, e chiamato a costruire bene comune con lo strumento della legalità. E quindi c’è un’istanza etica, personale e sociale. Chi non rispetta questo, crea una ferita nella comunità tutta. E questo è molto importante perché noi da una parte vogliamo costruire dei percorsi di coerenza, di credibilità, di continuità e dall’altra parte a volte cattive testimonianze non aiutano ad affermare questi valori e questi contenuti e queste speranze. Ecco perché, e non mi stancherò mai di gridarlo, ad esempio, la politica non è semplice gestione dell’esistente, è e deve essere, progetto e tensione, sogno e profezia. Capacità di vedere lontano, di osare un tempo nuovo. Soprattutto vicinanza alla storia delle persone, perché solo una politica vicina al senso del vivere è una politica che dà senso alla vita.

Alla luce di tutto questo è ancora più chiara l’enorme importanza dell’essere educatrici ed educatori, donne e uomini con la vocazione della speranza, costruttori di un futuro possibile. Voglio augurarvi di divenire capaci di andare controcorrente, riscoprire una perduta educazione critica, combattendo, con le parole, i sogni e la vita, la “mala educazione” che questo nostro oggi esprime.

Voglio salutarvi proponendovi un volantino che qualche anno fa la polizia di Houston ha attaccato su tutti i muri della propria città.

1.Sin dall’infanzia date a vostro figlio tutto ciò che desidera:

crescerà pensando che il mondo gli debba tutto.

2.non imponetegli nessuna formazione morale:

quando sarà grande sceglierà egli stesso il proprio modo di vivere.

3.non ditegli mai che questo è bene e quello è male o che questo e quello non va fatto:

potrebbe trarne un senso di colpa, quando lo arresteranno perché ha rubato un auto si persuaderà che è la società a perseguitarlo, ma lui non ha sbagliato.

4.raccogliete e riordinate voi stessi ciò che lascia in disordine:

si convincerà che la responsabilità è degli altri, mai la propria

5.litigate spesso in sua presenza:

quando la famiglia si sfascerà non avrà alcun turbamento

6.dategli tutto il denaro che vi chiede, non costringetelo a guadagnarselo e per non farne un frustrato fate che siano soddisfatti tutti i suoi desideri.

7.e soprattutto difendetelo dovunque:

sono gli insegnanti, sono sempre gli altri che non lo capiscono, che hanno torto.

Povera creatura, ne farete un perfetto delinquente.

di Sac. Mimmo Battaglia – Presidente FICT