Agosto 2012, un’estate come tante, immagini, mare, sole …. tutto sembra apparentemente sorridere, incontri tra persone, conoscenti e non.

Incontri che divengono sorrisi ….. come si farebbe in un giorno di festa, dinanzi al sagrato di una chiesa quando, gli auguri, vorresti darli a tutti.

Un’estate che sembra non finire, quando anche il caldo impervia e fa dimenticare il freddo e le piogge d’inverno. Come non dovessero mai più tornare.

Eppure, proprio dietro l’angolo, c’è chi non si è neanche accorto che l’estate sia arrivata e stia per passare …. Chi non ha avuto  il tempo di accorgersi che, su quelle spiagge, di sole e mare ce n’è, ed è tanto….

O forse chi di tempo ne ha “troppo”, perché l’attesa si fa lunga, il lavoro assente e le stagioni si susseguono l’una all’altra, come un fiume in piena…. e divengono fiumi di lacrime e sangue perché non ha di che mangiare e, della negata dignità dei propri figli, se ne fa colpa.

Ma il caos  è ancora tanto e la stanchezza fa sì che le attese vengano rinviate mentre il tempo sta per scadere ed il personale dolore, che non ha accolto il sole d’estate, diviene insopportabile, impossibile da gestire….. tanto freddo dentro da non scaldare neanche il cuore.

Angelo, il 54enne dai lavori precari, l’uomo che  si è  dato fuoco la notte dell’11 agosto davanti a Montecitorio, ha scritto parole disperate in una cartolina indirizzata ad un’amica,  rimandando l’altro volto di una società che “non c’è”: “Ora sono con queste cacchio di bollette da pagare e 3 mesi di affitto arretrato. Sono molto amareggiato di come stanno andando le cose in questo Paese”.

Una cartolina colorata da un puzzle di immagini di angeli….. Forse Angelo, quell’uomo lasciato da solo nella sua logorante disperazione, divenuto popolarmente noto non per la realtà del suo giorno ma per l’eclatante e triste epilogo della sua storia,  agli angeli ci credeva ancora…. sarebbero stati loro le sue ancore di salvezza ? Chissà se nella sua disperata speranza, Angelo credeva in un mondo di angeli. E la domanda ancora,”perché scrivere su una cartolina colorata di angeli “?…. forse ancora un voler donare angeli?

Potrebbe sembrare follia! Ma credo che non sia poi tanto assurdo, non sia così irreale …..

Potremmo vederli sempre, tutte le volte che il dolore rende gli occhi limpidi, gli angeli già presenti nella nostra storia.

Forse Angelo, li immaginava imperfetti e senza ali ma avrebbe avuto bisogno di sentirli vivi, fedeli e silenziosi, con lo stesso amore nello sguardo e lo stesso calore nelle mani. Angeli in carne ed ossa accanto a lui, a fare la stessa strada, a camminare nella sua vita.

Angeli in silenzio, proprio in queste sere d’estate ad ascoltare il dolore del suo cuore.

Angeli fratelli a parlare con gli occhi, e con quegli occhi a dire forte: io ci sono, sempre.

Angeli a dare calore in un abbraccio nel giorno in cui la forza non l’avrebbe trovata più.

Angeli lavoratori, seduti al posto accanto al suo, attenti, pazienti, complici, forse fragili, con le sue stesse paure, con un altro dolore, pronti ad addormentarsi sulla sua spalla in una prossima strada d’inverno, a far sì che la pace dell’anima arrivasse anche così.

Angeli a parlare e piangere e regalarsi sogni e desideri di eterno, che accolgono ed ascoltano.

Forse, Angelo, avrebbe voluto che, gli angeli pensati lontani, fossero lì, lo chiamassero e lo sostenessero.

Eppure Angelo è soltanto uno dei tanti, troppi, rimasti lì soli a sperare finchè la speranza non si è consumata in una folle disperazione. E forse è proprio la nostra consapevolezza dei “troppi” che giustifica la nostra assenza anche per l’uno, rendendoci lontani da tutti, delegando la responsabilità a chi è nell’incapacità di dare risposte ad un bisogno di giustizia.

E’ per questo, Angelo, che voglio chiederti scusa, per non essermi accorto di te, ancora oggi,  nella fatica di chi mi sta accanto, lasciandolo solo nella sua sofferenza, per tutte le volte che sono passato dinanzi a lui con indifferenza, per tutte le volte che non ho saputo porgere un sorriso, per le volte che ho pensato che non avesse bisogno di me. Per le volte che l’ ho lasciato solo ad elemosinare i suoi diritti!

Il mio rammarico dinanzi a te, a tuo figlio, dinanzi agli “Angeli” di questo nostro paese forse sta proprio nel trovarmi qui a soffrire con te delle ingiustizie, a prendere atto del fatto che, a dover sopravvivere tra il povero e il ricco, è sempre il povero e che della lotta del povero ci si ricordi solo nel triste epilogo.

Scusami Angelo se nella corsa di un mondo che non “vede” ci sono anch’io e, a sollevar la voce, sono sempre l’ultimo.

Scusami Angelo se, della mia voce, troppe volte, non me ne ricordo neanch’io !!!

Don Mimmo Battaglia – Presidente FICT