Un autorevole uomo politico italiano ha commentato la visita di Papa Francesco a Lampedusa, dicendo che un conto è predicare e un conto è governare un fenomeno così complesso come quello dell’immigrazione. Penso che abbia ragione: le due cose sono diverse, anche se non separate. Il guaio è, che il Papa ha predicato anche perché non c’è attualmente in Italia e in Europa  una politica aggiornata e attenta su questo tema.

Si continuano a innalzare muri di carte, nella speranza, evidentemente assurda, che questi fermino l’arrivo dei migranti: se costoro non sono fermati dal mare, pensiamo che possano essere dissuasi da un foglio della questura, nel quale sono esortati a lasciare il suolo italiano entro quindici giorni?

Di fatto, l’attuale sistema, che è regolato dalla legge Bossi – Fini, che ha irrigidito ma non sostanzialmente cambiato la precedente legge Turco – Napolitano, rende difficile l’emersione e la regolarizzazione delle persone oneste, mentre non crea problemi ai delinquenti. Il reato di immigrazione clandestina, l’unica vera novità della Bossi – Fini rispetto alla precedente legge, dà l’impressione di essere stato introdotto più per ragioni di propaganda interna che per la convinzione che possa servire a qualcosa, se non appunto a rendere tutto più difficile e complicato. Così, l’attuale sistema è bloccato, proprio perché la politica italiana (e europea) altra preoccupazione non ha se non quella di “difendere i confini nazionali dall’assalto dei clandestini”; così l’Italia spera nel mare (trascurando che la stragrande maggioranza degli stranieri arriva via terra), la Germania, la Francia e l’Inghilterra sperano nell’Italia, che se li tenga lei, questi poveracci.

Quello che noi chiediamo non sono il buonismo, la compassione cristiana e altre cose del genere. I soloni della politica invocano il realismo e preferiscono Machiavelli al Vangelo. Ma Machiavelli sosteneva che, se non si può essere leoni, almeno si sia volpi, cioè, se non si ha la forza, si usi l’intelligenza. Nessuno nega che l’argomento immigrazione sia molto difficile, ma alcune considerazioni si potrebbero fare. Per esempio, quello che i migranti facevano a casa loro, le loro competenze, non interessano alla politica e alla burocrazia italiane. La burocrazia italiana è egualitaria: il professore e il contadino, il medico e la casalinga, il tecnico informatico e il pescatore, sono tutti sullo stesso piano, cioè si vedono sbarrare tutte le porte e sono tutti, egualitariamente, sospinti nell’irregolarità. Ma anche chi riesce a prendere al volo una sanatoria non è ben messo: dobbiamo ancora esaurire le pratiche di quella del 2011.

Ma chi dice che la burocrazia non abbia un cuore? Quasi tutti i migranti che arrivano a Lampedusa fanno la domanda di riconoscimento dello status di rifugiato. La loro richiesta viene per lo più respinta; ma il legislatore ha istituito la fattispecie di permesso di soggiorno per motivi umanitari. Così, si aprono le porte dei centri di accoglienza e l’immigrato è diventato regolare; ma non c’è nessuna struttura che li accolga e li orienti, se non per bontà, almeno per la nostra utilità. Essi rimangono perennemente un problema; poi, riemergono come assistenti dei nostri anziani, operai nelle nostre fabbriche, infermieri e paramedici nelle case di cura, contadini nei nostri campi e nelle nostre stalle … Ma non erano pericolosi per l’ordine pubblico, fino all’altro giorno?

Insomma, sarei davvero contento se la politica italiana e europea mostrasse un po’ più di iniziativa e di realismo, senza cedere agli slogan e ai problemi di immagine. Sono certo che il Papa, in tal caso, predicherebbe di meno. Nel frattempo, tuttavia, penso che dobbiamo ringraziarlo, perché ci ha ricordato che chi aiuta un povero aiuta se stesso, perché viene per tutti, nella vita, il momento nel quale siamo visitati dalla fragilità. L’indifferenza non è solo riprovevole moralmente, ma non è neppure buona politica.

Don Mimmo Battaglia – Presidente FICT