Signore, ma non sei stanco?
In un momento in cui persino la cometa sembra essersi oscurata, nascosta dietro le mille luci artificiali che illuminano l’ipocrisia di questo Natale…
Mentre le ombre si allungano sempre più su un mondo che pare avere dimenticato il senso che si cela dietro la vita, dietro ogni vita…
A forza di vivere come se non esistesse una fine, abbiamo dimenticato il fine del nostro vivere, e così nella Betlemme di ogni giorno, a non trovare più albergo sono i nostri sogni…
Ci siamo convinti che mostrare, in fondo, è più conveniente che essere, e su questa convinzione abbiamo costruito un mondo ferocemente inutile, meravigliosamente vuoto, allegramente disperato…
E allora Signore, perché ancora non ti sei stancato?
Perché ti ostini a tornare, nonostante tutto?
Non conosco la risposta, e forse in fondo, a parte la retorica della domanda, un po’ ti sei stancato davvero…
Eppure non riesco ad evitare di affascinarmi ancora una volta dal mistero del Natale di fronte ai tanti “presepi” che incontro sulla mia strada, quelli veri, in carne ed ossa, non quelli di cartone che ci ostiniamo a costruire ogni anno.
Forse perché, come molti altri, ho la fortuna di conoscere il grande paradosso del Natale che si forma da sempre nelle tante comunità di accoglienza, in quei luoghi dove sono ospitate persone fragili, che hanno ceduto ad una dipendenza o che si sono ammalate di AIDS, minori abbandonati, anziani soli, donne in difficoltà…
In questi luoghi il Natale è sempre un momento molto particolare, perché si “sente” più forte la mancanza degli affetti, la mancanza di una famiglia…perché si è perduta, o peggio tradita oppure non si è mai posseduta…
Eppure, ed ecco lo straordinario paradosso, è proprio in quel “sentire” che si torna a svelare il verso senso del Natale, perché in questi luoghi si può ascoltare ogni giorno la dolce melodia della Speranza.
Ed ecco che la libertà riconquistata, le fragilità ricomposte, la dignità ricostruita di queste persone diventano mangiatoia per il Salvatore che torna, luce di Speranza per tutti noi che, come i pastori in quella magica notte, abbiamo la fortuna di accostarci meravigliati al grande mistero della vita che rinasce.
Ecco, questo è il paradosso del Natale nelle nostre comunità…questo è il Natale.
E allora buon Natale di Speranza a tutti noi…

Luciano Squillaci, presidente FICT