“Gli appartamenti del nuovo plesso abitativo sono in esclusiva solo per chi non ha bambini”.
“Qui non sono ammessi bambini”.
“Niente entrata dei bambini nel parco, disturbano gli animali!”
“Albergo specializzato per adulti, non si prendono prenotazioni per famiglie con bambini”.

“La spiaggia riservato ai soli adulti, dai 18 anni in su”.
–  Posso prenotare per la cena in ristorante, 6 posti, 3 per bambini?
“Siamo al completo, signore, non c’è più posto”.
–  Posso prenotare per 3 posti, senza bambini?
“Certo, il posto c’è, signora. Che ora preferisce per la cena?”

 

Le grida dei bimbi disturbano

La prima volta ha chiamato il marito. La seconda, poco dopo, la moglie. Esclusi i bambini, il posto c’era subito.
Sta entrando pure in Italia un movimento internazionale, pura marca all’occidentale, che esclude i bambini.
Nessuno accetta il pianto di un bambino. Le grida dei bimbi disturbano il sonno dei cuccioli e degli uccelli nel bosco. Il trambusto delle piccole pesti, libere ovviamente da pregiudizi e da allenamenti, pur al seguito dei genitori, cambiano la fisionomia del ristorante.
Chiuso ai bambini.
Siamo sull’orlo della pazzia lucida, collettiva, almeno per alcune fette di popolazione.
E ciò in contrasto con il movimento delle città a dimensione di bambino.
Ovviamente l’ormai insanabile presa di posizione “no kids” marcia trionfale, in opposizione a un lavoro culturale che da decenni lotta contro i pregiudizi, l’esclusione, le barriere, e si batte per l’accoglienza dell’handicap e del diverso.
Guarda un po’, considerare i bambini dei diversi sta diventando una prelibatezza da adulti.
È notorio che l’adulto può tutto, se si organizza con la tecnologia e il peso “politico” di una organizzazione a forma di lobby. Dall’embrione, ai bambini, anche grandicelli, tutti questi “cuccioli umani”, nelle mani di adulti civilizzati e colti oggi valgono meno dei cuccioli d’animale nei boschi. Tutto ciò che disturba va eliminato, se non corrisponde a certi standard soggettivi, a certi bisogni magari del tutto secondari, a certi calcoli.
L’individualismo assoluto, che non si concepisce più come famiglia e come comunità, sta entrando nella fase conclusiva.
E pensare che credevamo ai diritti inalienabili della persona umana, sanciti dall’Onu e da quasi tutti i paesi del mondo.
Adesso ci vien detto che un bambino non ha più diritto di piangere, di far rumore, di giocare con tutto quel che gli capita in mano… perché un bambino non ha più diritto di fare il bambino.
Conclusione evidente: più gli adulti diventano ricchi, individualisti e chiusi alla famiglia, più “rimbambiniscono”. Cioè diventano bambini.
Splendido. Come educatori sappiamo con che razza di certi adulti abbiamo a che fare.

Gigetto De Bortoli