Di seguito riporto qualche trafiletto di un articolo pubblicato da Achille Saletti su Il Fatto Quotidiano del 23 novembre, che ha totalizzato 3.000 “mi piace” e che per quanto mi riguarda ha riaperto dubbi su come procedere ad affrontare il tema delle dipendenze.

Legalizzare la marijuana vale un miliardo di euro
Un piccolo suggerimento per supportare questo nostro governo tecnico alle prese con la disperata impresa di reperire risorse finanziarie e denaro fresco. Pochi mesi or sono, in Francia, uscì uno studio di Pierre Kopp, economista, che calcolava, sulla base dei consumi francesi di cannabis, un introito, per le casse dello Stato, pari a circa un miliardo di euro.

Poi, sulla questione dell’eticità di tale azione, argomenta come segue:

Il problema etico per gli stati europei non dovrebbe porsi, dato che tassazioni e lucro sulle bevande alcoliche sono cosa antica e, da qualche anno a questa parte, anche sul gioco d’azzardo non ci si fa mancare nulla. Se aggiungiamo che entrambe queste voci di bilancio incidono su fenomeni ben più gravi rispetto al fumare uno spinello, con conseguenze e costi sociali enormi, si dovrebbe convenire che la morale è una sola: ciò che va regolamentato in uno stato moderno riguarda la diffusione di un consumo, non la sua presunta conformità alle convenzioni sociali.

Ora è fin troppo evidente che sulla questione dei comportamenti dipendenti esistono diverse idee, e alcune di queste rimangono ancor oggi intrise di contenuti ideologici, ma uno stato che decidesse di avvalersi delle difficoltà dei propri cittadini per fare cassa “con risorse fresche” assomiglia sempre più alla famosa aquila dai tratti nichilisti che a uno stato democratico che, come cita l’art. 3 della costituzione, ritiene giusto e doveroso rimuovere quegli ostacoli che limitano “il pieno sviluppo della persona umana”.

Ma dopo questa divagazione un po’ troppo personale i dubbi sulla proposta rimangono e mi piacerebbe qui trovare argomentazioni e contraddittori utili alla causa.
Perché nonostante la legalizzazione del gioco, fino ad arrivare a quello online, continua a proliferare e a ingrossarsi il gioco d’azzardo illegale?
Perché nonostante le sigarette si possano liberamente comprare in tabaccheria esiste un mercato florido del contrabbando?
Perché esistono miriadi di fabbriche o attività più o meno industriali che “taroccano” i marchi?
Ma se io fossi un mafioso, sarei colpito dalla legalizzazione o ne godrei per la quantità di profitti che potrei fare in più?
Discussione aperta.

di Ivan Mario Cipressi