Da più parti si sente dire che la situazione è critica, nonostante ancora si viva la sensazione che questa criticità abbia come obiettivo soprattutto le fasce più deboli;  gioiellieri e taxisti compresi secondo i dati pubblicati dal ministero delle finanze.

 

 

Per chi come me è obbligato a girare in treno per lavoro, nota concretamente che non è solo una questione di sensazione ma effettivamente le stazioni si stanno riempiendo di invisibili che dormono accovacciati su cartoni e di sbandati che consumano di nuovo il rito dell’occupazione delle panchine delle piazze fino al punto che non sembrano più bastare.

Questo succede oggi anche a Reggio Emilia.

Passando da via Ariosto e puntando lo sguardo su Largo degli Alpini, non si può non notare che il gruppo delle persone che vi stazionano non solo sembrano sempre più consumate ma aumentano di numero, questo vale anche per  la presenza di ospiti della stazione. Dall’ultima indagine Istat risulta che i nuovi poveri appartengano al ceto medio e chiedano beni di prima necessità. Sono persone che hanno perso il lavoro o provengono da una separazione…cambia l’identikit del cosiddetto “invisibile”. Per chi scettico sul dato, basta passare un sabato mattina alla mensa di via Adua. Lodevole l’impegno della Caritas e delle associazioni che si occupano dell’emergenza freddo, ma ai più è evidente che anche questa urgenza ciclica  è il sintomo di qualcosa di molto più profondo.

Chi vive per strada necessariamente ricorre a sostegni e stampelle come l’alcool e le droghe e sicuramente vive di espedienti e di commercio anche di sostanze illecite, che mai come nei momenti di crisi trovano uno sviluppo di mercato che non ha eguali in nessun altro prodotto.

Questa punta dell’iceberg, oggi molto più visibile di alcuni mesi fa, sembra avere un destino già segnato, una sorte già scritta: la “rottamazione”.

Vale la pena ricordare che la rottamazione ha due obiettivi ben chiari: il primo è quello di ritirare le vecchie automobili per poi distruggerle ( o nel caso di quelle riciclabili rimetterle sul mercato per cercare di guadagnarci ancora un po’); il secondo è quello di favorire la vendita di nuove macchine sempre più efficaci, comode e perché no belle.

Non vorrei che, in un clima così malinconico e per certi versi anche deprimente, la logica della “rottamazione” prevalga non solo su quella della riscoperta delle energie rinnovabili in una sorta di rottami da trattare e da occultare, ma che possa anche essere estesa alle persone.

Altri osservatori molto più accreditati di me, da tempo sostengono che il futuro ci presenterà il conto: molti più disagi e molte meno risorse, ma a tutto ciò possiamo contrapporre qualche anticorpo sociale ?

Il semplice cambio di paradigma sul tema delle dipendenze ha aiutato molti giovani e molte famiglie a riscoprire il proprio gusto per la vita.

Quando al centro viene messa la persona e non il sintomo della “sua malattia”, l’esperienza c’insegna che esistono molte possibilità di cura: dignità di vita, riscoperta dei propri sogni, visione sul futuro e autostima del proprio esistere, possono diventare diritti estendibili anche ai nuovi invisibili che si riaffacciano sulle nostre strade e nelle nostre piazze.

In questa prospettiva la “rottamazione” non è un affare… è semplicemente la mortificazione dell’umanità.

di Ivan Mario Cipressi