La Conferenza Regionale Volontariato e Giustizia della Liguria (CRVGL)- Associazione nata nel 2000 che riunisce diverse associazioni di volontariato impegnate da anni, e a vario titolo, nello svolgimento di attività all’interno delle carceri o del circuito penale esterno-  ha organizzato un incontro sul tema del “Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale”, più comunemente definito “il garante dei detenuti”.
L’incontro si è svolto nella suggestiva cornice della sala “Eugenio Montale” a Palazzo Ducale, sede scelta non a caso in quanto il palazzo nella sua storia è stato sede del Tribunale di Genova ed è stato anche un carcere.
Il titolo dato all’iniziativa- Imprigionate le garanzie – può essere letto in due modi: una denuncia della mancanza forzata delle garanzie per un target particolare, o come esortazione a portare le garanzie all’interno delle prigioni, di qualunque tipo esse siano.
Fabio Ferrari, responsabile regionale della CRVGL, all’apertura dei lavori ha ricordato come la nostra Regione, unitamente alla Basilicata, non abbia ancora una legge istitutiva del Garante Regionale dei detenuti. La figura del Garante Nazionale, istituita con la Legge 10 del 21 febbraio 2014, è  un’autorità di garanzia, collegiale e indipendente, non giurisdizionale che ha la funzione di vigilare su tutte le forme di privazione della libertà, dagli istituti di pena, alla custodia nei luoghi di polizia, alla permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione, alle residenze di esecuzione delle misure di sicurezza psichiatriche (Rems), ai trattamenti sanitari obbligatori e coordina il lavoro dei garanti regionali.
Una prima proposta di legge in tal senso nella nostra regione è addirittura datata 2006! Ne esiste un’altra del 2016, proposta dopo che il Garante Nazionale nel report della sua visita in Liguria sottolineava questa mancanza, una proposta assolutamente bipartisan che ha come primo firmatario il consigliere Pastorino e siglata anche da esponenti di Forza Italia, M5S e PD. Ha terminato ricordando l’urgenza di portare in aula la proposta di legge di cui sopra, perché in Liguria abbiam avuto 2 suicidi  e undici tentati suicidi da inizio anno in un sistema che presenta un sovraffollamento preoccupante;  ha ribadito anche la disponibilità del Terzo Settore che opera in ambito carcerario a mettersi a disposizione delle istituzioni per dare anima e braccia al Garante Regionale al fine di migliorare la situazione della regione.
Il Ruolo e la funzionalità della figura del Garante Regionale sono stati tratteggiati da Bruno Mellano – Garante del Piemonte; dal suo intervento sono emersi anche spunti interessanti, utili indicazioni nel momento in cui   si avrà una Garante ligure: l’istituzione di garanti comunali, collegati alla dislocazione degli istituti di reclusione, scelta dettata dalla volontà di essere maggiormente vicini alle diverse problematicità; un richiamo alle istituzioni regionali affinché diano il giusto rilievo alla sanità penitenziaria, faceva presente come problemi sanitari banali all’esterno possano diventare fonte di sofferenza all’interno di un carcere, tra gli altri ha citato l’esempio di persone tossicodipendenti (presenti in grande numero)per le quali le cure odontoiatriche possano diventare un grande problema. Sempre sul versante sanità, ha fatto presente come tra i compiti del Garante vi sia quello di tutelare le persone soggette a trattamenti sanitari “forzati” come coloro sottoposti a TSO (abbiamo tutti memoria di casi eclatanti di morti durante questi trattamenti in Italia e anche nella nostra regione) o le persone ospitate nelle REMS (Residenza per l’Esecuzione Misure di Sicurezza). Altro argomento trattato la tutela delle persone inserite in percorsi migratori, problema molto sentito in Piemonte dove ha sede un CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione) ma che a livello nazionale è deflagrato con i casi di Nave Diciotti e quello di Open Arms.
Alberto Rizzerio dell’Associazione Antigone- una realtà nata alla fine degli anni ottanta cui aderiscono prevalentemente magistrati, operatori penitenziari, parlamentari, studiosi e cittadini che si interessano di giustizia penale- ha fatto un excursus sui dati dell’annuale rapporto sulle carceri che fa l’Associazione, giunto alla quindicesima edizione nel 2019.
Dai dati forniti dal DAP- Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria- aggiornati a novembre, risulta che i detenuti in Liguria sono 1537 a fronte di una capienza di 1104 posti della capienza regolamentare, di questi 844 sono stranieri e 73 le donne. L’anno è iniziato con 1512 presenze, ha raggiunto l’apice ad agosto, 1568 detenuti, per arrivare agli attuali 1537. Ha poi presentato una serie di tavole riguardanti temi diversi: i dati riguardando gli eventi critici, quelli inerenti la sanità con il monte ore del personale sanitario e il numero di detenuti con patologie particolari, una fotografia su lavoro e formazione professionale ed una che riporta dati sulla quotidianità detentiva (alternanza tra orari con celle aperte e chiuse) e i contatti con l’esterno.
Tutti questi dati si possono consultare sul sito www.antigone.it alla sezione osservatorio detenzione.
Sull’ultima slide presentata campeggiava la scritta nessuno deve marcire in galera, riferendosi ad un lessico –purtroppo- comune che sembra prefigurare come l’articolo 27 della Costituzione possa essere ridotto ad un orpello formale; ART 27 “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Rizzerio sottolineava, invece, come la dignità dei detenuti debba diventare un fatto importante per tutti, anche chi non è in carcere, perché sinonimo di civiltà.
L’ultimo intervento, dell’Unione Forense per la Tutela dei Diritti Umani, è stato a due voci, gli Avvocati Massimo Benoit Torsegno ed Emilio Robotti, hanno ribadito come la garanzia dei diritti di tutti, stabiliti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, quindi anche delle persone detenute perché la situazione di detenzione non fa perdere altri diritti alla persona se non la libertà.  Hanno insistito sul fatto che sia bene denunciare sempre le violazioni dei diritti, perché è il modo per tenere alta l’attenzione. L’Italia ha sottoscritto tutte le convenzioni internazionali sui diritti, malgrado gli impegni assunti non ha ancora istituito un’Autorità Indipendente per la Tutela di Diritti Umani; a questo proposito hanno ricordato come proprio nella nostra città si sia verificata una delle più gravi violazioni dei diritti durante il sanguinoso G8 del 2001.
A questo punto la palla è in mano alla politica regionale che deve decidere se tergiversare ancora, per chissà quale motivo, o mettere in campo una (o più figure) che possano aiutare un processo di qualità migliore per il mondo carcerario, e parlo veramente di tutto il sistema perché vale la pena ricordare che lo scorso anno sono stati 10 i suicidi tra i poliziotti penitenziari.

Ramon Fresta – Centro di Solidarietà di Genova