Nell’interrogarmi sul tema dell’adolescenza, sul loro mondo e sulle loro infinite storie, ciò che istintivamente ha catturato il mio pensiero è il ricordo di una vecchia favola e di alcuni personaggi in particolare: Lucignolo e Pinocchio.

Scommettere sui ragazzi significa credere nell’inedito di un Dio che non invecchia mai.

Ricordate  l’inizio della favola: “C’era una volta … un re – direte voi – eh no! C’era una volta un pezzo di legno”. C’è quindi, all’inizio di tutto, un pezzo di legno che, quando mastro Ciliegia tenta di intagliarlo, emette un grido: “Ahi!”

Che strano! Può un pezzo di legno avere un’anima e una voce? E poi perché quest’anima viene fuori nell’impatto col dolore? E, ancora,  perché, quando mastro Ciliegia ha sentito il pezzo di legno dire: “Mi fai male!”, ha pensato bene di liberarsene tanto in fretta?

Non vi racconterò una favola. Voglio solo soffermarmi a fare qualche riflessione.

La consapevolezza di avere un’anima, di avere un’identità, passa attraverso un “grido”: un grido che non sempre riusciamo a sentire, come le provocazioni che non sappiamo cogliere, arroccandoci in un ostinato atteggiamento di pretesa e di lesa maestà. È il grido di chi, per fortuna, non si lascia plasmare o plagiare da quelli che possono essere stati i nostri percorsi, o le nostre attese. Un grido che, anche se ci turba o ci sconvolge e che vorremmo allontanare da noi, permette a questa stessa società di crescere, ad ognuno di noi adulti di entrare in “crisi” e di rimodellarci in un rapporto di franca e leale reciprocità.

Il grido del pezzo di legno non ha cambiato la vita solo al futuro Pinocchio, ma anche a mastro Ciliegia e Geppetto. È questa la cosa importante: i giovani o gli adolescenti, non sono un problema ma una risorsa, per loro stessi e per tutti noi. Le loro provocazioni, le loro ribellioni, i loro errori, i loro disagi, i loro dubbi sono come quelle spine nel cuore che ci fanno sentire il suo battito e ci spingono a far fluire più sangue e a rinnovare l’ossigeno di cui ha bisogno.

Lucignolo e Pinocchio cercavano di evadere da una vita che, con le sue regole, con i suoi diktat, sentivano come troppo opprimente, ingiusta e incomprensibile ai loro occhi di adolescenti cercavano un rifugio nella fantasia e nel divertimento. Mastro Geppetto cercava rifugio nella dura realtà, evitando di abbandonarsi alla fantasia e alla speranza. Solo nell’incontro tra questi due mondi la vita riprende “colore”.

In quest’ultimo periodo assistiamo a sempre più ragazzi che ci provocano e ci sfidano con le parole e gli atteggiamenti a svestirci delle nostre paure e delle nostre disillusioni, a rispolverare vecchi valori e a rifondare un mondo con nuove speranze. La speranza che i diritti non soccombano ai doveri, che la giustizia non soccomba al potere, che la dignità dell’uomo non soccomba alle logiche economiche e all’opportunismo. Rivendicano, con la forza dei linguaggi di cui sono capaci, e alcune volte con le tragiche “parole” che non vorremmo mai ascoltare, diritti, interventi, strategie, spazi, opportunità concrete e presenze che, con una espressione tecnica, potremmo definire “politiche giovanili”. Dove per “politica” s’intende il coraggio di credere e di inseguire, ad ogni costo e nonostante tutto, onestà, giustizia, solidarietà e legalità, vissute e praticate; e dove, con “giovanili” si prende coscienza che i ragazzi e i giovani sono risorsa, progettualità.

Lucignolo e Pinocchio si sono scontrati con un mondo corrotto di adulti che voleva trarre beneficio da loro con l’inganno e la promessa di strade facili e spianate. Lucignolo non ce l’ha fatta, è morto da asino, imprigionato in una identità che non gli apparteneva, abbandonato a se stesso in un luogo senza amore.

Pinocchio ha trovato la strada per diventare uomo, grazie anche all’amore instancabile di un padre e alla bellezza di una fata che ha saputo attendere e accompagnare, con discrezione, la decisione del cambiamento. I nostri ragazzi, specie quelli ammaliati da facili distrazioni e da adulti corrotti, hanno bisogno di un amore tenace e di riferimenti saldi e convincenti, capaci di accompagnare e privi della pretesa di portare o di spingere. Hanno bisogno di valori autentici, di etica, di testimonianza. Ai nostri ragazzi non basta che gli adulti “trasmettano” loro i valori, ma hanno un bisogno quasi disperato di qualcuno che testimoni loro in che cosa vale la pena credere, per cosa impegnarsi e lottare.

Vivono spesso con molte cose materiali a disposizione, ma quasi sempre non hanno ciò che più desiderano e serve: il senso profondo e la gioia del loro diventare grandi, ideali capaci di impregnare la vita di sogni, di speranze, di progetti. Hanno voglia di protagonismo e di libertà, ma hanno anche paura di restare soli, senza amici

Vedo l’adolescente come una tela dai colori sfumati non nel senso di “consumati” o “stinti”, ma come fiori che stanno sbocciando, colori appena abbozzati. La variazione, il tono e la loro freschezza rappresentano il nostro presente, ricordandoci che non sono il nostro futuro, ma il presente. Per noi e per loro stessi.

Chiudo con un’immagine del Pinocchio di Benigni: il burattino si trasforma nel bravo ragazzo che noi vorremmo e prima di entrare a scuola, di fare il suo ingresso nel mondo dei buoni con il capo cosparso di cenere, la sua ombra sul muro rimane quella del burattino discolo e monello. Benigni, nell’indicarci una strada, lascia che il bravo ragazzo entri a scuola e l’ombra (il monello) insegua una farfalla tra i prati.

Si può essere bravi ragazzi, senza però trascurare il discolo, il sognatore, il curioso che c’è in ognuno di noi. È quello che auguro a tutti gli educatori, è quello che auguro a me stesso, perché tutti, in questo tempo, possiamo ricordarci che si può essere dei bravi “ragazzi” e conservare un cuore “bambino”.

Chiudo con un ultimo augurio: il coraggio di scommettere sempre sui ragazzi, perché scommettere sui ragazzi significa credere nell’inedito di un Dio che non invecchia mai. Sono molto più forti dell’indifferenza, della rassegnazione, di ogni violenza. A volte, molto più di noi.

Don Mimmo Battaglia è Presidente F.I.C.T. (Federazione Italiana Comunità Terapeutiche)