Il 1981 è l’anno dove in America si scoprono i primi cinque casi di AIDS, ad oggi i casi nel mondo sono 33 milioni.
Per quanto riguarda l’Italia 150 mila sono le persone sieropositive e circa 4 mila sono i nuovi casi che ogni anno si scoprono.
Aids una sigla che dalla sua comparsa sulla scena delle malattie ha terrorizzato il mondo per diversi anni, poi fortunatamente grazie alla scienza, all’individuazione di farmaci antivirali e alle politiche di riduzione dei comportamenti a rischio di trasmissione, le morti si sono ridotte drasticamente.

1 Dicembre 2011

Ma il percorso per poter essere tranquilli è ancora lungo.
Paradossalmente dopo che l’eccesiva attenzione a categorie statistiche di popolazione è stata utile per ottimizzare e calibrare i trattamenti farmacologici, oggi ci troviamo davanti al rischio concreto di un proliferare del contagio, soprattutto nelle fasce di persone che non hanno niente a che fare con il mondo delle tossicodipendenze o delle vite spericolate.
Il controllo della malattia, l’aumento della possibilità di contagio attraverso la trasmissibilità sessuale, unito all’abbassamento dell’attenzione mediatica sul fenomeno, fanno si che la paura non sia ancora finita.
Oggi i focolai più virulenti dell’Aids sembrano riguardare i paesi africani o del cosiddetto terzo mondo, ma la mobilità di enormi quantità di persone rende difficilmente circoscrivibile il fenomeno.
La prevenzione, l’informazione e la possibilità di diagnosi precoce oggi come trent’anni fa risultano essere un ottimo sostegno allo sviluppo delle conoscenze scientifiche.
Era eccessivo il tempo degli anatemi ma oggi sembra altrettanto eccessivo ricordarsi di una malattia così complicata e pericolosa una sola volta all’anno.
La tranquillità assoluta la si potrà avere solo quando si troveranno le terapie per distruggere definitivamente il virus, fino ad allora solo l’intelligenza e la prevenzione ci aiuteranno.
Nella quotidianità del vivere a fianco con ammalati e con i loro contesti famigliari, abbiamo approfondito una declinazione del termine cura che rimette al centro la persona e che insieme all’attenzione alle medicine e alle terapie sempre più “intelligenti” permettono uno stile di vita sempre più compatibile. “Curare” non significa semplicemente soddisfare i bisogni attraverso l’erogazione di prestazioni sanitarie ma è necessario considerare un continuo interscambio tra sanitario e sociale, perché quando la cura sanitaria si unisce a tante altri tipi di attenzione, produce un “prendersi cura” che lenisce anche i dolori dell’anima. La medicina oggi, anche grazie all’AIDS, sempre di più ha imparato ad uscire dalla propria onnipotenze grazie ad una rinnovata attenzione alla persona e al proprio contesto.

Ivan Mario Cipressi

Nota: I dati derivano dalle stime  dal Global report 2010  sull’epidemia di Aids.