L’amico Mauro è un uomo “pesante e pensante”, considerata la stazza e gli argomenti che va a incrociare. Giriamo sul quintale, per intenderci, di corpo e pensiero.
Si tratta di un supertecnico. Con i suoi tre dipendenti, è titolare, piuttosto solitario, di un’azienda per tecno-stampi. Col computer lavora “per forza”.
Siccome è costretto a trattare “pezzi unici”, più che un artigiano fa l’artista. E per capire ciò che il cliente vuole, non solo deve pensare, è costretto a chiacchierare e quindi a tenere relazioni. Si Intuisce che ha tentato di farlo anche tramite pc e internet, però…
…però quando si tratta di produzione nel lavoro niente è più prezioso del tempo.

Riflessione e calcolo lo hanno portato a valutare la tecnologia e il suo impatto nella vita personale, sociale e aziendale. Di qui a studiare il rapporto con il tempo passato al computer e la resa del lavoro. E ne ha fatto una ricerca.
Titolo: “Tecnocrazia e Comunicazione”. Un opuscoletto di 6 pagine, capitoletti brevi e fitti, frasi dense di contenuto e incisive com’è la pratica nei suoi stampi.
Nel capitoletto “distorsione del tempo scrive” qualcosa che mette tutti con le spalle al muro. E fa venire l’orticaria, circa i costi sulla perdita dei tempi.
“Il fenomeno della distorsione del tempo diventa fondamentale per capire la dipendenza da internet.
Questa dipendenza si nota in quelle persone che passano in modo cospicuo il loro tempo nelle chat.
Apparentemente, la chat viene considerata una forma di comunicazione analoga ad altre comunemente usate dalle persone. Ma se confrontiamo la quantità di informazione relativa all’unità di tempo, ci rendiamo conto che la comunicazione interattiva digitale è molto più lenta di una chiacchierata a quattr’occhi.
Considerando questo concetto, è facile capire che il tempo trascorso davanti a un pc è molto più alto che se la stessa comunicazione fosse stata fatta a voce.
Di questo ci si accorge solo quando guardiamo l’orologio e ne diventiamo consapevoli.
Possiamo considerare che allo stesso modo tutto il web soffre di questo problema. Il web è comodo, ma è lento, e dobbiamo saper assimilare quello che veramente ci serve.
Conseguenza alla distorsione del tempo è l’alterazione spazio temporale che diventa problematica e psicopatologica in quei soggetti che navigano per molte ore in internet.
Nei casi più gravi si possono trovare problemi nel ritmo sonno/veglia e propri stati deliranti in rapporto al costante uso della rete internet”.
Mauro ha fatto di queste considerazioni un principio di lavoro.
Qualsiasi trattativa si fa a quattr’occhi, perché con la chiacchiera faccia faccia si risparmia tempo. Prova provata. Un artigiano non può scherzare con i tempi di lavoro.
A me come giornalista, detto chiaro, la ricerca di Mauro è venuta come una sberla. Il politically correct sulla comunicazione digitale afferma che tutto è più veloce. Ma nessuno, terra terra, calcola quale tempo “fa utili” e quanto tempo invece fa perdere.
Come per la carta. Il pc l’avrebbe fatta sparire. Mica tanto, l’ha moltiplicata!

Gigetto De Bortoli