Ventotto Novembre 2010, un quotidiano di Reggio  Emilia scrive: “ Insospettabile imprenditore edile, paga un artigiano con la cocaina”.
La mia prima reazione è di pensare che siamo alle solite, il giornale ha necessità di “strillare” la notizia per vendere qualche copia in più però in realtà la notizia non può essere altro che la solita storia di spaccio, ma poi approfondendo la lettura oltre il titolo scopro che questa volta c’è qualcosa di più.

“… Da quanto accertato, dal luglio 2009  fino al luglio di quest’anno l’insospettabile imprenditore forniva dosi di cocaina all’artigiano che, per lui, effettuava lavori. Ad  incastrarlo sarebbero le telefonate intercettate dagli investigatori, oltre a diverse testimonianze.  Secondo i carabinieri, la droga veniva lasciata in punti stabiliti del capannone, dove l’artigiano andava a prenderla accertandosi di non essere scoperto. Le «consegne» avvenivano a cadenza settimanale e non venivano mai curate personalmente dal 31enne arrestato che, in questo modo, sperava forse di non essere scoperto.”
Sapevo grazie al libro di Alessandro Calderoni, Sopra le righe, uscito nel 2005 che a Milano la cocaina era utilizzata per pagare prestazioni occasionali; ancora sapevo grazie alle confidenze di consumatori ravveduti, che in certi ambienti la cocaina apre porte anche più facilmente che il denaro, sapevo anche, grazie a Saviano, che la cocaina era entrata nel mondo della finanza garantendo ai pensionati forme di redditività utili per l’integrazione economica della pensione, ma in questo caso, documentato dalla stampa, parliamo di qualcosa di molto più capillare e che rasenta la fattispecie di un contratto di lavoro.
Un rapporto stabile di lavoro pagato con merce che può diventare anche fonte di altro reddito per chi la riceve. Siamo di fronte ad una nuova forma d’imprenditività; io metto a disposizione le mie competenze di artigiano mi faccio pagare con la cocaina, poi se mi gestisco bene, un po’ la uso e un po’ la vendo e quindi realizzo, oltre all’eventuale “Sballo” ricercato, anche un po’ di economia monetarie.
Tutto questo non pagando tasse e senza assumere la responsabilità dell’impoverimento etico che si produce commettendo illeciti attraverso la connivenza a un sistema di regole e di relazione mafiose.
La questione centrale di tutta questa vicenda, a mio parere, riguarda il forte intreccio che esiste tra locale e globale. La cocaina questione di carattere globale incontra nella nostra quotidianità interessi molto locali come i bisogni dei consumatori ma anche i traffici illeciti di “nuovi imprenditori” come ci dice la Gazzetta di Reggio.
Se questa è la dimensione del problema, è nei fatti che si corre il  rischio di vivere in comunità locali sempre più condizionate dagli effetti delle sostanze.
Resta certamente fondamentale la strategia di aggressione dei narco-traffici ma a questo oggi non può non essere affiancata una più fine ricerca di percorsi etici locali e personali, qui ogni persona può ritrovare il gusto della scelta, quella scelta che ci rende autonomi e interdipendenti e non dipendenti da……

Ivan Mario Cipressi