Visto che nessuno si è mai interessato di sapere come si vive dentro le comunità terapeutiche in questo periodo difficile, possiamo dire che siamo stati sempre in attività e… continuamente assillati da ordinanze di ogni genere, da dover osservare, inviate da parte della Regione.
I Decreti della Regione Lazio, e della ASL, e tutte le varie normative per la prevenzione da questa infezione del coronavirus, hanno costretto anche le nostre comunità ad adeguarsi ad una vita in quarantena. Niente male… siamo abituati a vivere isolati; ma quando l’isolamento diventa costrizione, crea maggiore disagio. Comunque ci siamo adeguati a tutte le richieste, senza l’aiuto di nessuno e senza tanto scalpore, come è nostro costume: nessuna uscita, nessuna entrata, disinfestazione di tutti i locali, distanze, ove è possibile, tra i residenti, mascherine,…lavaggio delle mani… ma la vita è continuata in tutte le sue manifestazioni sia terapeutiche sia di socialità.
Gli operatori si sono adeguati a continuare il loro lavoro senza tirarsi indietro, con generosità, così i settori delle comunità hanno continuato il loro corso, … maggiore tempo per lo sport e lo svago, maggiore attenzione alla cucina per non ingrassare…. E’ un pò come quello che è avvenuto in tutte le famiglie.
Il desiderio di parlare con i familiari, con i propri figli si è realizzato sempre in maniera telematica e non sono mai mancate le informazioni e la conoscenza delle notizie di quello che stava avvenendo fuori.
Proprio la presa di coscienza che molte famiglie si stanno trovando, in questo periodo, in maggiore difficoltà, ha suscitato nei residenti il desiderio di contribuire, nel loro piccolo, alla solidarietà; così, in mancanza del mercatino, vengono donate quasi tutti i giorni le uova fresche delle galline del CeIS e il pane all’“Emporio solidale” e sono state fatte anche raccolte di soldi con cui sono stati comperati dei prodotti da offrire all’emporio.
La particolarità della raccolta dei soldi tra i residenti ha un sapore particolare: i ragazzi ospiti delle comunità non hanno la gestione del denaro, e quel poco di denaro che le famiglie lasciano, serve per le piccole spese personali, quali le sigarette. La proposta è stata questa: rinunciate a qualche sigaretta al giorno e il risparmio vada per la “compera dei viveri da offrire”.
E’ stata una gara simpatica, quella di chiedere i “fioretti” a persone che fanno già un “grande fioretto” nel rinunciare alla droga e alla libertà. Così hanno comperato dei viveri e con gioia li hanno offerti perché altri, più in disagio di loro, ne potessero usufruire.
Il programma terapeutico è un cammino educativo, ed il primo passo per educare una persona è quello di educarla a saper rinunciare con gioia. Senza questo principio tutte le altre regole sono senza fondamento. Avere tutto e volere sempre, chiude il cuore e nessun valore può entrarvi dentro per poterlo arricchire.
Se uno viene educato a privarsi con gioia di qualcosa a cui tiene, è come fargli aprire il cuore per accogliere tutti gli altri valori che potranno arricchirgli l’animo.
Ringraziando Dio noi non abbiamo avuto situazioni compromettenti, grazie all’attenzione dei nostri medici a cui va tanta riconoscenza e alla solerzia degli operatori che sono sempre stati ligi nel far osservare tutte le normative.
di don Alberto Canuzzi – Presidente del Centro di Solidarietà San Crispino di Viterbo