“Le forme dell’accoglienza dei minori non accompagnati nel SAI di Bologna” è il tema dell’evento in programma lunedì 20 novembre a Bologna (Casa di Quartiere Katia Bertasi, via Fioravanti 18 – ore 17.30-20) nell’ambito della Giornata Internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Dopo il saluto di Maria Adele Mimmi, Direttrice Generale ASP Città di Bologna, sono previsti l’intervento di Giovanni Mengoli, Presidente Consorzio Gruppo CEIS, sul tema “Legami fragili, legami da costruire: le sfide dell’accoglienza dei minori non accompagnati oggi” e la proiezione del video “I miei legami” realizzato, nell’ambito del progetto SAI-MSNA di Bologna, durante un laboratorio di Italiano L2 rivolto a un gruppo di ragazzi accolti. Curatrici del laboratorio le insegnanti di italiano Tiziana Passarini e Irene Maria Olavide.
Di “Accoglienza in famiglia, affiancamento e altre forme di vicinanza solidale nel progetto SAI” tratteranno quindi Paola Cavalleri e Annaviola Toller (équipe di vicinanza solidale, ASP Città di Bologna) approfondendo “Il valore della prossimità nel sistema di accoglienza”.
Giulia Comirato, équipe di vicinanza solidale, Cidas Coop Sociale illustrerà “Il progetto Vesta e le forme della vicinanza solidale nel SAI”: intrecci di storie, pillole video su esperienze di accoglienza in famiglia e affido. A seguire testimonianze di cittadini impegnati in progetti di vicinanza solidale.
Conclusioni di Luca Rizzo Nervo, Assessore al Welfare, nuove cittadinanze, fragilità del Comune di Bologna e Matteo Maria Zuppi, Cardinale di Bologna, Presidente CEI.
“I miei legami”: nascita, messaggi e valori
“Il corto d’animazione – spiega Irene Olavide – è stato realizzato da minori stranieri non accompagnati, neo-arrivati in Italia, durante un laboratorio espressivo-creativo della scuola di italiano nell’ambito del progetto SAI-MSNA a cura di CEIS Arte. È nato dalla percezione che come docenti, assieme a Tiziana Passerini, esperta di video-animazione, abbiamo avuto della necessità quotidiana da parte dei ragazzi di ritrovare, ricomporre e ricreare nel paese di approdo la loro ‘sfera’ personale, familiare e sociale lasciata nel paese d’origine. Tale esigenza narrativa emergeva regolarmente durante le lezioni di italiano nella forma di conversazioni informali e spontanee. Forma e significato di ricordi, sogni e desideri del gruppo-classe li abbiamo quindi raccolti nella parola ‘legami’. Gli studenti hanno inteso velocemente il significato di questo termine e accolto con entusiasmo e urgenza la proposta, quasi stessero attendendo un’occasione per poter svelare aspetti finora nascosti della propria storia. Si è partiti con un lavoro collettivo di comprensione del termine sia da un punto di vista concreto che simbolico; i ragazzi hanno immediatamente percepito le due valenze semantiche mettendo in atto un flusso circolare di parole orali e scritte, condividendo in questo modo con i compagni quello che per loro poteva rappresentare un legame sentimentale, affettivo, culturale e sociale”.
“Tale attività – prosegue Olavide – ha permesso ai beneficiari di creare una propria narrazione autobiografica per tentare di ricomporre una loro identità ‘spezzata’ tra il ‘là’ e il ‘qui’. Trattandosi di adolescenti dal trascorso migratorio spesso travagliato, ma in possesso di grandi potenzialità espressive ed umane, il prodotto finale in forma di video ha consentito loro di raccontarsi a tutti gli effetti attraverso vari linguaggi: voce, disegno, canto, musiche. Parlano dei legami affettivi riguardanti sogni, ricordi, pensieri e desideri, operando connessioni tra gli elementi linguistici da apprendere e la necessaria e vitale narrazione personale. L’intento di questa attività narrativa autobiografica si è rivelata, in conclusione, in una prospettiva ben più amplia di quanto si era immaginato all’inizio del laboratorio. Se al principio c’era una volontà di dare spazio all’espressione dell’ambito personale di ciascun allievo, di fronte al prodotto finale ci si è resi conto che il video corrispondeva ad un’esigenza forse inconsapevole di presentare e proporre di questi minori un’immagine diversa e alternativa a quella prodotta dalla ‘vox populi’ e dai mezzi di comunicazione. In altre parole, il messaggio del video ha ‘travolto’ la sensibilità e lo sguardo collettivi, andando ben oltre il semplice racconto personale”.

FONTE: CONSORZIO GRUPPO CEIS

(foto del Gruppo CEIS)