Il numero speciale di luglio di Emmaus, mensile di informazione dell’Ass.ne Casa Rosetta, è interamente dedicato alla Festa delle Graduazioni che si è svolta nelle comunità terapeutiche di Casa Rosetta, il 24 giugno a Villa Ascione per Terra Promessa e La Ginestra, il 1° luglio a Borgo Ventimiglia di Caltagirone per l’Oasi.
“È stato il nostro modo, quest’anno, di celebrare – afferma Giorgio De Cristoforo, Presidente di Casa Rosetta, non con le parole soltanto, ma con risultati concreti – la Giornata mondiale contro la droga. Il cui tema 2023 viene peraltro declinato da Casa Rosetta ogni giorno e con largo impegno: “mettere al centro le persone, fermare lo stigma e la discriminazione, rafforzare la prevenzione”.
Le Graduazioni – continua il Presidente De Cristoforo – con la consegna di un attestato che riconosce l’affrancamento dalla dipendenza consolidato già da qualche anno – sono l’evento più significativo del lungo percorso terapeutico: un evento speciale, appunto, e non soltanto per i graduati e per le loro famiglie. Sono la testimonianza che dalla dipendenza si può uscire vittoriosi, con sacrificio e forza di volontà e l’aiuto appropriato. Sono anche un forte segnale di speranza e di incoraggiamento per coloro che stanno ancora compiendo il percorso in comunità, e per coloro che all’esterno sono ancora legati alla dipendenza”.

La vittoria del coraggio e della speranza dove “tutto ciò che è amato cresce”, Intervento di Luciano Squillaci, Presidente FICT
“Le graduazioni sono un dono di speranza e per questo ringrazio il presidente di Casa Rosetta, Giorgio De Cristoforo, per avermi fatto assistere a questo momento colmo di emozioni. Penso al fondatore di Casa Rosetta, che ho avuto l’onore di conoscere, Don Vincenzo Sorce, un pioniere di percorsi di vita ed esempio di amore per l’umanità più sofferente e, guardando, oggi, Casa Rosetta davvero posso affermare che “tutto ciò che è amato, cresce”, come ripeteva spesso Don Vincenzo.
Quando si arriva in Comunità la nostra vita è in mille pezzi, come un piatto rotto, distrutto in tanti cocci. La comunità non ricostruisce quel “piatto”, sarebbe impossibile. La comunità insegna a dare valore ad ogni singolo piccolo coccio della nostra vita. Le graduazioni sono una testimonianza che pone al centro il valore della vita, una tappa di speranza e rinascita, dopo un lungo e faticoso percorso.
Trentasette uomini e donne, oggi, festeggiano la loro scelta di amare per la vita, ma è anche un momento in cui tutta la comunità, le famiglie, gli operatori danno una conferma del proprio lavoro, del senso del proprio agire quotidiano, della vittoria della speranza e di aver creduto in questo cammino di libertà. Questa è una testimonianza della nostra fede nell’uomo e nella sua capacità di recupero.
La ricostruzione della persona non sta solo nel trattamento, perché la dipendenza nasce da un vuoto interiore e bisogna fare in modo che la persona ritrovi sé stessa e la propria dignità. Un percorso complicato, dove si impara l’arte del prendersi cura di sé e degli altri all’interno di un sistema comunitario dove tutti sono responsabili.
Cambiare si può, ma bisogna crederci insieme e non perdere mai la fiducia in questo sogno.
In questo luogo, la comunità, abbiamo presente l’importanza terapeutica ed educativa dell’ascolto e della relazione, qui, ogni giorno, tutti crescono insieme, operatori e utenti, in uno scambio continuo nel nome di un cambiamento di vita, che non si traduce solo a parole ma in azione, una trasformazione di vita che coinvolge davvero tutti, anche coloro che ci lavorano.
In ogni persona è nascosto un tesoro, spetta a noi valorizzarlo e aiutare la stessa persona a vederlo e a diventarne consapevole. Gli operatori in questo viaggio diventano la barca, lo strumento, e gli utenti sono i marinai che scelgono di salpare per un viaggio, il viaggio della vita. “Siamo qui dove non c’è alcun rifugio…”, dice il testo della filosofia del nostro programma terapeutico.
Oggi ha vinto il coraggio di scommettere sui ragazzi, perché scommettere sui ragazzi significa credere nell’inedito, nell’impossibile che diventa possibile. Ed il coraggio e la speranza nella vita vuol dire essere più forti dell’indifferenza, della rassegnazione, di ogni violenza e schiavitù. Qui si svela l’alto valore della relazione umana che è reciprocità. Grazie, quindi, a Casa Rosetta e a questo giorno dove si respira l’anima e la fame di infinito e di possibilità di senso, in cui si sente vivo il profumo di umanità e in cui tutto questo agire acquista significato.
Ricostruire la speranza è possibile, la tocchiamo con mano tutti i giorni, partendo proprio dai volti dei nostri ragazzi, dal volto di una madre, di un padre. Sono loro che ci fanno sperare: sono loro ad offrirci i punti di riferimento del nostro impegno, sono loro che ci offrono le coordinate etiche, sociali, politiche del nostro agire.
In tutta Italia la Federazione Italiana Comunità Terapeutiche continuerà a combattere per la sopravvivenza delle Comunità Terapeutiche, dei servizi a disposizione dei più fragili. Continueremo a batterci per l’affermazione dei diritti di tutti e per un modello di welfare dove le politiche sociali e sanitarie devono avere riguardo prima di tutto dei più fragili e dei più deboli, ponendo sempre al centro la persona.”