Ho chiesto a mio nipote Giuseppe una riflessione sul Natale e mi piace condividerla con tutti voi…

“Se non l’avessi fermato, magari ora non mi ritroverei qui a scrivere. Tante volte mi era capitato di osservare la gente correre per  strada, io perso nella musica, la gente nei suoi pensieri. Ma un bambino che correva con così tanto  slancio !?! …  da cosa scappava? Da chi?

È stata la prima cosa che mi sono chiesto quando, messe da parte  le cuffie, ho iniziato ad inseguirlo. Avrei voluto rassicurarlo, dirgli di fermarsi, che non gli avrei fatto del male. Scappava da me? No, correva già da prima..

“Hei piccolo, da chi scappi? Tranquillo, non voglio farti del male..”

Si volta per un istante, senza smettere di correre. Poi prosegue, più veloce  di prima.

“Hei, fermati.!”

Si ferma, ma continuando a guardare in  avanti.

“Da chi scappi?.. hei, mi senti?” gli domando.

“Scappo!? Non sto scappando. Sto inseguendo. Sto inseguendo quello che voi lasciate andare, cerco di acciuffarlo e di riportarlo qua”.

Credevo scherzasse, credevo volesse giocare.

“Cosa insegui allora?

“Non è la domanda corretta. Chiediti cosa hai lasciato andare!”

“Niente. Non ho lasciato andare niente. Ho ancora tutto. Una macchina, un Iphone, una ragazza, voti brillanti. Guarda come mi vesto. Secondo te lascio andare qualcosa?! Ho perfino inseguito te.”

Che sfacciato, un bimbo che mi parlava in quel modo <<Chiediti cosa hai lasciato andare?!>> a me che volevo aiutarlo, ma chi credeva di essere?!

“E ti ringrazio per averlo fatto.” Risponde  “Però, stai lasciando andare via anche  questo anno il natale.”

Quanto era vero. Lo avevo proprio abbandonato. Avevo dimenticato com’era. Avevo dimenticato cos’era. Era diventata una festa come tante. Che sarebbe passata come tante.

Fui preso da un attacco di nostalgia, i ricordi mi piombavano addosso come la neve che cadeva sui tetti delle case del mio paese, li sentivo vicini e caldi, come la notte del 24, quando tutti eravamo insieme attorno al significato  di quella notte. È strano pensare alla neve e alla notte e associarli al calore, ma il natale era questo. Era il calore delle case nella notte gelida. Era il nido d’amore che si viveva in famiglia e che rifletteva  l’anima di ciascuno. Un caldo interiore, che scaldava la notte e faceva sciogliere il ghiaccio.

Era una poesia che faceva sciogliere la neve. Era il filo di un tessuto che scaldava il sonno intatto di un bambino, di un bambino piccolo, ma così piccolo da sembrare infinito dentro  ad una mangiatoia. Era una notte magica, umana  e divina, come l’amore di quel bambino.

Tanta voglia di crescere per poi accorgersi che rimanere bambini è la cosa più bella che ci sia.

Pensavo all’amore che era nato proprio nell’istante in cui quel bambino aveva sorriso per la prima volta; frantumandosi  in mille pezzi quel sorriso gli aveva dato vita. Era questo il natale, un sorriso che dava vita all’amore.

Lo rivedevo. In lontananza. Aveva ragione il piccolo, lo stavo lasciando andare via anche questa volta.

“Non c’è più il natale. Non è più questo il natale. Non esiste più quel natale”, gli dissi.

“Se ci credi, esiste!”, mi rispose.  << Accidenti >> pensai << un bambino che  mi risponde così!?!>>

“Ci credo” gli dissi, quasi d’istinto.

“Ma non basta. Devi aiutarmi. Dobbiamo andare a prenderlo.”

“Non possiamo. Non posso. Come si prende il natale?”

“Forse tu non puoi. Io non posso. Ma noi, insieme, possiamo. Possiamo aiutarli ancora a credere che il natale vale. Noi dopo 2000 anni, ancora uniti nell’abbraccio di quella stella possiamo  correre, più veloci e più forti come non mai,  possiamo  raggiungere quella mangiatoia prima che sia troppo tardi. Possiamo  riportarlo qua.”

“Che direzione seguiamo?”

“Seconda stella a destra e poi …  dritti fino al mattino..”

Abbiamo iniziato a correre, credo addirittura a volare..!

Ci sono momenti nella vita in cui pensi che tutto debba cambiare, che le cose non possono continuare così, senza una strada, senza una  direzione, senza un  verso.

Ci sono delle volte in cui pensi che tutto abbia raggiunto il limite. Le cose non potranno mai cambiare. Mai. È impossibile.

Sorprenditi, perché invece cambieranno. Potresti pensare che niente e nessuno ne abbia la capacità, eppure la scossa ci sarà, l’onda anomala arriverà e continuerà ad arrivare, continuerà a stravolgere ogni cosa, tutte le volte in cui la speranza avrà la sfacciataggine di scappare via e di sconvolgere la vita di un altro. Sì, stravolgere e sconvolgere, perché arriverà e andrà via. Ma tu non sarai più lo stesso. Chiudo gli occhi e penso a quel sorriso. Ecco la mia onda anomala. Ecco la mia scossa. Ecco la mia speranza. Un sorriso. Ed è natale ogni volta che sorridi!””

di Don Mimmo Battaglia – Presidente FICT