Che meraviglia la donna quando si rialza dopo la caduta, quando rifiorisce nel deserto del dolore, dell’indifferenza.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede!
Parlo di te Maria che stai vivendo questo tempo senza fine, di progetti andati in frantumi e di speranze disilluse: ti stai giocando l’esistenza in un lavoro difficile, rimpiangi i tempi della scuola e vorresti tornare bambina, prigioniera di una nostalgia che non ti consente più di guardare con fiducia al tuo domani.
Parlo di Te Giorgia, che hai paura soltanto di parlare con un uomo, che ti si legge negli occhi il terrore di soffrire di nuovo dopo che Franco ha spezzato il tuo cuore, con i suoi tradimenti, le sue bugie e le sue botte.
Parlo di te Cristina, che ti senti stanca, stremata, senza forze, nel continuo tentativo di farti rispettare nella tua dignità da qualcuno che ti vuole solo cambiare; e ti lasci trasportare, arresa, dalle voci di chi ti illude che il tuo corpo vale più del tuo cuore.
Parlo di te Sonia, che vivi di solitudine dentro la tua casa e cerchi di convincere te stessa e le tue amiche che così stai bene, mentre dentro ti senti morire.
Parlo di te Silvia che, nella storia con Marco, ti sei appiattita così tanto, ti sei persa nei suoi desideri al punto da dimenticare i tuoi …. e non ti riconosci più… non sai più chi sei, hai paura di dare un nome perfino alla tua amarezza.
Parlo di te Giovanna che ti senti sempre nel posto sbagliato, nel tuo lavoro, con i tuoi amici, nella tua storia…e vivi in balia delle onde del cosiddetto disagio esistenziale, che riempie i libri ma lascia il vuoto nel cuore.
Quanto dolore, quanti pianti, quante lacrime scendono dai tuoi occhi donna…hai un pozzo d’acqua inesauribile dentro di te.
Piangi ovunque, davanti alla scuola, mentre aspetti l’autobus che ti riporta a casa, piangi mentre fai la spesa, mentre guidi la tua macchina per andare a lavoro; piangi in Chiesa davanti ad un crocefisso silente verso il tuo dolore. Piangi ovunque, e il più delle volte sono lacrime segrete, nascoste, lacrime che dentro di te pesano come un macigno, ma la tua grande dignità le rende leggere come petali di rose quando incroci altri occhi, altri sguardi. Così preservi gli altri dal tuo dolore e dalle tue fatiche.
E cerchi dentro il tuo stomaco la radice di tutto questo male … e scavi…scavi…scavi,…e vedi passare davanti a te i frammenti del tuo passato; e quando intravedi vecchi incroci ripeti a te stessa: “ecco, sarei dovuta andare dall’altra parte, da qui è iniziato tutto”. E ti laceri nella profondità di questo passato che tarda a passare, e che vorresti tanto perdonare.
E mentre ti guardi così distrutta, con i capelli scompigliati, gli occhi gonfi dalle lacrime, senti salire dalla parte più profonda del tuo corpo una strana energia fatta di rabbia e di coraggio, un istinto che ti trascina avanti. Un istinto di vita!
E ti ritrovi in piedi…
Che meraviglia la donna che si rialza!
Visibile nel nuovo taglio di capelli, nelle tende nuove della sua casa, nel sorriso che ritorna a colorare il suo viso….
Una donna che si rialza è come un terreno reso più fertile dalla lava di un vulcano: sembra tutto distrutto e poi scorgi, all’improvviso, un timido fiore spuntare dalla cenere…e poi sarà di nuovo un giardino di colori e di profumi, di gioia e di vita.
Che meraviglia una donna che rifiorisce!
Che meraviglia la donna che dopo l’esperienza di quel dolore paralizzante, trova le forze per danzare la musica della vita.
Danzare la musica della vita significa comprendere che il dolore non è l’ultima spiaggia. È solo il vestibolo obbligato da cui si passa per deporre i bagagli: non si danza col guardaroba in mano: e anche il patibolo più tragico fiorirà come un albero in primavera.
Significa non rassegnarsi mai a subire l’esistenza, ma lottare ed affrontare gli ostacoli a viso aperto.
Significa scendere sulle strade, donne accanto ad altre donne, per alleggerire le pene di tutte le vittime dei soprusi. Confortare il pianto nascosto di altre donne che, nell’intimità della casa, vengono sistematicamente oppresse dalla prepotenza del maschio. Accompagnare i passi delle “madri coraggio” perché scuotano l’omertà di tanti complici silenzi.
Danzare la musica della vita vuol dire ancora mettersi accanto ad altre donne, sedendosi sui loro sconsolati marciapiedi e disseminando parole di speranza, con un cuore attento ai silenzi, alle parole non dette e alle offerte d’amore.
Diffondere semi di speranza allora vuol dire…
Riempire i silenzi di Francesca che non sa che farsene dei suoi giovani anni, dopo che lui se n’è andato con un’altra. Colmare di pace il vuoto interiore di Rosa che nella vita le ha sbagliate tutte, e l’unica attesa che ora la lusinga è quella della morte. Asciugare le lacrime di Carmela che ha coltivato tanti sogni a occhi aperti, e per la cattiveria della gente se li è visti così svanire a uno a uno, che ormai teme anche di sognare a occhi chiusi.
Ridestare nel cuore la passione per la vita da portare a chiunque incroci il vostro cammino, per svegliare l’aurora. Ogni aurora!
Sentire sulla pelle i brividi dei cominciamenti, comprendere che non basta accogliere: bisogna attendere. Accogliere talvolta è segno di rassegnazione. Attendere è sempre segno di speranza.
Attendere: infinito del verbo amare.