Questo tempo del coronavirus ci sta insegnando molte cose. Si tratta di concetti e idee che già conosciamo ma di cui non ne abbiamo fatto ancora una sofferta e diretta esperienza. L’umanità è costretta a capire, quasi sempre, attraverso il dolore e la sofferenza, quando non riesce a prevenire con la conoscenza e attuare con l’azione.
Prima di tutto stiamo comprendendo che siano tutti interconnessi. Ciò che avviene a est riguarda anche l’ovest e ciò che si fa al nord coinvolge anche il sud, e viceversa. Abbiamo, con tanta passione, sacrifici e sofferenze, creato i confini nazionali di questo nostro mondo, per poterci riconoscere e tutelare. Ora li vediamo quasi scomparire, in questa invasione epidemica. Tutto ciò che sta avvenendo diventa un problema planetario, assieme a tutti gli altri, primo fra tutti quello del cambiamento climatico, con tutte le sue implicazioni e conseguenze. Solo tutti assieme – condividendo socialmente, collaborando economicamente e impegnandoci personalmente – potremo dare ancora speranza a una presenza dignitosa e felice dell’umanità in questa nostra splendida, comune Terra. Poi, stiamo rendendoci conto che, al di là delle diversità di culture, religioni e condizioni socioeconomiche, l’umanità è oggi costretta a considerarsi parte della medesima Terra. La solidarietà fra popoli e continenti sta diventando una necessità, in tutti gli ambiti, primi fra tutti quelli dell’alimentazione, della salute, dell’occupazione, dell’igiene, e della ricerca. Pace, istruzione e sviluppo ne sono le basilari condizioni. Inoltre, stiamo considerando quanto sia importante la competenza professionale, la dedizione personale e il coordinamento organizzativo. Stiamo andando verso un nuovo stile di vita, più essenziale e autentico; verso una nuova morale utilitaria, con al centro l’onestà e la trasparenza, nella consapevolezza della reciprocità di tutto ciò che rappresenta un bene per tutta l’umanità; verso un nuovo stato organico-unitario, capace di sconfiggere l’individualismo egocentrico e l’indifferenza sociale. Il passaggio socio-politico è quello da un sistema piramidale, verticistico e separatista, a un sistema a rete, basato sulla condivisione, la compartecipazione e la corresponsabilità. La nuova civiltà che si sta affacciando all’orizzonte è la civiltà della cooperazione, i cui strumenti sono l’atteggiamento dell’empatia, la volontà di comprensione reciproca e lo spirito di collaborazione. Fonte ispiratrice di tale nuovo panorama politico è l’istituzione di una nuova etica, centrata sul benessere di tutta l’umanità e impegnata in una duplice lotta: la prima, contro il degrado ambientale, il surriscaldamento globale, la desertificazione; la seconda, contro la corruzione, il tornaconto di parte e l’insensibilità sociale.
Tutto ciò richiede una visione lungimirante dell’evoluzione umana – fondata sulla maturazione personale e la comprensione delle leggi che regolano la vita nell’universo – ispiratrici della missione di una nuova leadership etica. Questa la nuova rivoluzione etica che si sta profilando all’orizzonte di questo secolo. Non solo “libertà, fraternità e eguaglianza”, concetti già acquisiti e sperimentati, anche se dimensioni ancora da vivere e testimoniare ma anche “responsabilità, solidarietà e diversità”. Responsabilità, riguardo a tutto ciò che stiamo facendo, in questa nostra comune madre Terra. Solidarietà, fra tutti i popoli, religioni e persone. Diversità, come riconoscimento e apprezzamento dell’unicità delle persone e della distinzione delle culture e dei popoli, nella valorizzazione delle differenti doti, attitudini e vocazioni individuali, culturali, ambientali. Con l’esperienza di questa pandemia, è come se stessimo facendo una prova generale di questa nuova civiltà, sperimentando modelli, affinando competenze, sviluppando virtù sociali e morali.

Gaetano Mollo
Docente IPU, già Ordinario di Filosofia dell’Educazione – Università di Perugia