“E’ stato presentato il libro nero sul gioco d’azzardo dal quale si evince che il fenomeno del gioco produce una spesa annua, in Italia, di 136 miliardi di euro, di questi circa 73 miliardi provengono dal gioco online. Secondo le stime, un terzo di questi denari sono riciclati e dietro al tema del gioco d’azzardo ci sono lobby, mafie e investimenti enormi rispetto ai quali ci troviamo a combattere con la fionda”. Lo ha detto Luciano Squillaci, presidente della Federazione Italiana delle Comunità Terapeutiche, ospite al Cinciallegra all’incontro organizzato dal Pd a Civitanova, su ‘Ludopatia, dalla Regione Marche una legge che favorisce il gioco d’azzardo’.
“Il problema del gioco d’azzardo è un problema di carattere familiare ed economico perché niente più del gioco d’azzardo distrugge tutto ciò che sta intorno al giocatore. A volte è un problema giuridico e anche sanitario. Ancora non siamo abituati a pensare al problema della dipendenza in generale e in particolare al gioco d’azzardo come una questione politica, ovvero come un percorso condiviso per arrivare insieme ad una visione di futuro. Il gioco d’azzardo, afferma il presidente FICT, cancella il futuro.”
“Quando le persone arrivano ai centri di ascolto della FICT, il fallimento già c’è stato ed è il fallimento di una società intera. Possiamo pensare e immaginare i percorsi più corretti, più coerenti e adeguati sotto il profilo sanitario, sociale e preventivo e tante sono le sperimentazioni che si fanno sui territori, nonostante le risorse inesistenti. A fronte di 136 miliardi di euro giocati, sottolinea Squillaci, la legge nazionale per il contrasto al gioco d’azzardo prevede una distribuzione di 50 milioni di euro da suddividere fra le regioni. Quindi possiamo fare i percorsi più funzionali che vogliamo, ma se non ci convinciamo che la questione del gioco d’azzardo ‘va giocata’ sotto due aspetti educativo e culturale qualunque tipo di azione noi mettessimo in atto sarebbe comunque fallimentare. Certo potremmo aiutare uno o tre giocatori d’azzardo, ma in questo caso ci troviamo di fronte a numeri che hanno la portata di una pandemia”.
“Dobbiamo quindi ripartire dalle piazze, dalla politica, dalle persone, dai patti educativi sui territori. Ricominciare a costruire cercando di ripartire dalle persone e tessere relazioni comunitarie. L’humus per costruire la comunità sono proprio le relazioni.”
“La legge è importante se tiene anche conto delle persone che vivono sulla propria pelle questa situazione di forte disagio, ma la legge, spiega il presidente FICT, non può sensibilizzare, è semplicemente una norma che regolamenta un sistema, ma diventa significativa se affiancata e sostenuta da un movimento culturale e sociale. Fare la corsa dietro alle sostanze è una battaglia persa, e lo sappiamo da tempo, perché le sostanze sono più avanti di noi, ma possiamo fare una battaglia culturale agli eccessi e con i giovani in particolare condividere il significato dei limiti.”