Cari amici, presidenti, compagni di strada,
giungo, con questo nostro incontro di oggi, alla fine del mio mandato di presidente della Federazione. Un cammino lungo dieci anni che molto mi ha dato e molto mi ha chiesto e che tanti segni mi lascia in questo momento. In questi giorni ho spesso ripensato a tutto quello che nel corso di questi anni è avvenuto nella nostra Federazione e attorno a noi. Tante immagini tornate alla mente mi hanno accompagnato, facendomi rivivere, come un dono, gli anni ma soprattutto i momenti vissuti con questo particolare punto di vista che il mio ruolo nella Federazione mi ha concesso. Immagini che mi accompagnano, come in un album di ricordi e che, sono sicuro, continueranno nel tempo ad essere per me insegnamenti. Voglio condividerne con voi alcune, qualche istantanea importante di questa nostra storia condivisa.
Don Mimmo Battaglia: saluto di fine mandato come Presidente FICT
La prima immagine che mi viene alla mente risale al giorno della mia elezione, l’emozione e il timore di non essere all’altezza. Allora scrivevo “oggi più che mai è importante rinsaldare il nostro senso di appartenenza e di sostegno reciproco, non per apparire e conquistare riflettori, ma per ESSERCI, testimoni viventi di una parte di società che crede e coltiva il sogno di un mondo più umano, solidale e giusto”. Oggi posso dire che quell’augurio si è dimostrato realtà, che il più grande bilancio positivo di questa esperienza è stato proprio il nostro continuare ad esserci, nonostante tutto. Nonostante gli anni della crisi, le trasformazioni continue del mondo della tossicodipendenza, le difficoltà economiche e organizzative sempre maggiori, abbiamo saputo e voluto esserci. Nel tempo, nella strade, con gli altri.
Dopo quella prima istantanea, tante altre mi riportano alla mente e nel cuore i miei incontri nei Centri, i viaggi nel corpo della Federazione, nel quotidiano di quel nostro esserci e soprattutto, in questo album di ricordi ideale, pagine e pagine sono piene dei volti dei ragazzi che in ogni Comunità in cui sono stato ho voluto incontrare. Sono stati quei volti la forza di questo andare, il motore di ogni impegno, l’antidoto alla stanchezza, ai momenti di fatica e, a volte, di scoraggiamento.
Altre immagini mi riportano agli incontri con le belle risorse della nostra federazione, alle attività delle reti, forze vive e ricchezza incommensurabile, ai progetti ed ai sogni da costruire e mettere in piedi, ai nuovi occhi con cui abbiamo provato a guardare questo nostro tempo.
Altre ancora mi rimandano al ruolo che, in questi anni, la Federazione ha avuto in rapporto alla Chiesa, alla presenza nei momenti importanti della vita ecclesiale, al Congresso eucaristico nazionale, al seminario dei Vescovi sulla fede, all’impegno con la Caritas nazionale, all’esserci riscoperti ancora parte di un cammino di salvezza e conversione più grande di noi.
Alcune immagini mi strappano un sorriso, sono i volti degli amici scoperti e amati durante tutti questi anni, degli amici del consiglio e degli amici presidenti, sono le amicizie vere fatte di parole e di sguardi, di confronti ed emozioni condivise, di momenti semplici e di autenticità. La vera amicizia che è, in fondo, la vera spina dorsale della nostra Federazione, che resiste al tempo ed alle differenze.
Ma non tutte le immagini che mi porto dietro sono così piacevoli, alcune di queste fotografie sono bagnate di lacrime. Sono i ritratti dei compagni di strada che in questi anni ci hanno lasciato, Bianca Costa e don Mario Picchi, suor Gertrude, Don Giancarlo e, pochi giorni fa, Don Franco. Le madri e i padri di questo nostro stare insieme che se ne vanno, lasciandoci il “testimone” del loro essere stati testimoni, rendendoci oggi eredi della profezia che hanno incarnato nelle loro vite. Ne sono certo: dalla casa del Padre, loro, insieme ai tanti, troppi operatori che in questi anni abbiamo dovuto salutare per sempre, guardano il nostro incerto camminare con lo stesso amore di sempre e con una speranza ancora più solida.
Si è sempre in cammino, anzi in corsa. Lasciatemi ripetere le ultime parole del nostro vecchio documento-base: “… E quando scenderemo dal nostro treno, dovremo farlo senza il rimorso di essere fuggiti davanti al dolore, e con la sicurezza che altri abbiano appreso, anche dal nostro esempio e dalla nostra testimonianza, a sedere al nostro posto”
Nel grande progetto che Dio ha sognato e sogna per il mondo, importanti non siamo noi singole persone. Noi passiamo. Importante è che sempre vinca la vita, che quelle piccole–grandi cose che si sono scoperte insieme, continuino, non vadano a finire nei cassetti dei ricordi. Ciò che conta sono i passi che continuano, anche se, dopo essere stati per diverso tempo insieme, possono prendere strade diverse, possono battere ritmi nuovi. I cristiani si conoscono prima ancora di incontrarsi. Sono parte di una stessa carovana che attraversa lo spazio e il tempo. Sono sempre in comunione anche se vivono in territori e tempi lontani fra loro. Ma, se a questa comunione, che è dono, si aggiunge la familiarità di vita, la comunicazione di esperienza, la solidarietà negli stessi impegni, negli stessi ideali, allora tutto acquista un altro sapore. È questa la Fict.
Non è il caso di far rivivere ricordi o momenti particolari. Si rovinerebbero nel momento stesso in cui si raccontano. Penso, invece, che questa per me sia l’occasione di dire a tutti e a ciascuno dei tanti compagni di viaggio che ho incontrato in questo frammento del Regno di Dio, un grazie grande grande.
Perché abbiamo sì fatto delle cose insieme, ma soprattutto ci siamo capiti, stimati, aiutati.
Quando ho cominciato questa avventura, mai avrei immaginato che per me sarebbe stata tanto importante.
Oggi, ancora una volta, mi trovo cambiato, convertito dai volti che ho accarezzato, dalle mani che ho stretto, dal dolore che ho incontrato, dalle morti che ho pianto.
Se, al termine di questo pezzo di strada, posso lasciare a tutti voi una consegna, vorrei fosse questa: non abbiate mai paura di puntare in alto. Noi sappiamo che l’amore c’è, che la giustizia c’è, che la solidarietà c’è. Così come siamo certi che il Regno c’è. Beato chi avrà occhi penetranti per saperlo vedere anche in questo mondo difficile. Beato chi ha orecchi aperti per intendere quella chiamata che si fa inquietudine. Scoprirà che anche quando il viaggio è faticoso ci sono oasi di riposo; quando è deserto ci sono pozzi di acqua fresca data in dono.
Se avremo quel briciolo di fede che sa spostare anche le montagne, sapremo vedere e riconoscere le cose nuove.
L’altro, chiunque egli sia, è terreno sacro, immagine di Dio, sempre: “Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è una terra santa“ (Es.3,5).
È fare dell’incontro con i poveri, dell’attenzione, dell’accoglienza, della solidarietà, nel nome della speranza, la profezia autentica del Vangelo, perché i poveri non si contano, ma si abbracciano, e ci salvano.
E dentro al cuore dell’inverno scorgeremo una lunga primavera palpitante. E il nostro sogno, fatto insieme, sarà già, anche lungo la strada, la realtà che comincia.
È il mio augurio per tutti voi. Sarà sempre la mia preghiera per voi.
Grazie a tutti…e buon cammino!