1 dicembre 2010: la Giornata Mondiale dell’AIDS, istituita nel 1988 dall’OMS, è passata nella relativa indifferenza dei media, almeno in confronto con la febbrile ipercomunicazione degli anni ’80 e ’90. Ma qual è ad oggi la realtà dell’epidemia?
Il problema globale è ancora ben lontano dalla sua soluzione. Nel mondo, i portatori del contagio superano i 30 milioni, e due milioni sono i morti ogni anno; ma si tratta di approssimazioni per difetto, data la difficoltà di censire con esattezza popolazioni spesso arretrate.

Un problema dimenticato?

Più volte, gli aiuti promessi e pubblicizzati nelle massime sedi internazionali non sono poi stati erogati. Ma resta l’impegno di molti enti privati, come la Fondazione “Bill e Melinda Gates” del fortunato fondatore di Microsoft, per i progetti nei Paesi in via di sviluppo. E resta, al di sopra di tutto, l’impegno eroico di numerose ONG in prima linea. In alcuni casi, come in Uganda o in Mozambico, dei programmi sanitari efficienti hanno già conseguito progressi sostanziali contro la diffusione del virus.

E A CASA NOSTRA?

La percezione del fenomeno da parte del grande pubblico è ancora largamente inadeguata, malgrado le campagne di informazione/prevenzione; che tuttavia un certo livello di efficacia lo hanno dimostrato. E allora, ecco i dati: in Italia circa 150.000 persone sono portatrici dell’HIV, e di queste 20.000 sono in sindrome. Ogni anno, nonostante che le nuove terapie abbiano ridotto la mortalità dell’80%, si contano 2000 decessi (40.000 dall’inizio) e più di 3.000 nuovi contagi. Questo significa che fra stamattina e domani altre 10 persone avranno contratto il virus. Troppe.
Un altro Paese simile al nostro, la Francia, presenta dati appena superiori; mentre la maggior parte delle Nazioni europee ha statistiche più contenute.
In prospettiva, a medio termine attendiamo i risultati della sperimentazione del vaccino sull’uomo. E nuovi farmaci, che permetteranno di curare la malattia pur senza riuscire ad eradicarla; rendendola qualcosa di paragonabile al diabete, che di fatto non può esser guarito, ma che viene contenuto con opportune terapie quotidiane, senza fine.

In parallelo all’evoluzione specificamente medica, e dopo trent’anni di dibattiti, qualcosa è cambiato ed ulteriormente dovrà cambiare anche nel nostro vissuto della Sindrome. Questa, agli esordi, è stata bollata come “La malattia dei drogati e degli omosessuali”: il terrore suscitato dalla “Peste del XX secolo” aveva innescato un’irrazionale meccanismo di rimozione collettiva, proiettando il pericolo su una categoria “altra”. E chi è più “altro” di tossici e gay, in una visione conformista e borghese? Gli stessi meccanismi difensivi che oggi inducono la maggioranza silenziosa ad ignorare il fenomeno, allora portavano a pensare “tanto a me non succedera mai perchè io sono normale, non sono come LORO”; omologando arbitrariamente due comportamenti del tutto eterogenei come l’abuso di sostanze e la sessualità diversa. Obiettivamente, è vero che il veicolo dei primissimi contagi erano le siringhe scambiate fra gli eroinomani ed i rapporti non protetti, fra omosessuali. Ma è soprattutto vero che l’epidemiologia si è trasformata nel corso degli anni: ridotta a livelli minimi la trasmissione da siringa, il sesso resta il grande incriminato. E, al 75%, in modalità eterosessuale (che non arrivava al 15% nel 2000).
 
CHE FARE?

Consideriamo il dibattito collettivo dei decenni trascorsi come l’equivalente di una elaborazione profonda del problema, nel bene e nel male. Ora, lo stigma sociale che ha perseguitato malati e sieropositivi in quanto attori di comportamenti devianti non è esattamente una testimonianza di civiltà; e dovrebbe perdere consistenza dal momento che l’eziologia è ormai riferibile a condotte generalmente accettate quali ortodosse, come l’eterosessualità. Pur avendo tuttora a che fare con le complesse pulsioni legate all’ambito del sesso, per la società arriva il momento di riassorbire nella normalità i portatori delle malattie da emarginati, offrendo loro sollecitudine invece del medievale marchio d’infamia. E per essi è tempo di reclamare con chiarezza il rispetto e l’integrazione, al posto di una segretezza vergognosa. Questo non collide in nessun modo con il loro diritto alla privacy, diritto d’altronde condiviso da ogni cittadino responsabile, sia esso sano o malato.
Da un punto di vista pragmatico, è anche evidente quanto la gestibilità e la prevenzione dell’AIDS sarebbero avvantaggiate da questa nuova immagine del sieropositivo. Un esempio fra gli altri: attualmente, più di un terzo dei portatori del virus non sa di esserlo perchè non ha fatto il basilare Test HIV, con tutti i rischi che comporta quest’omessa diagnosi; in una nuova ottica, esente da intolleranze discriminatorie, ciò accadrebbe in un numero di casi ben minore.  
Una simile rivoluzione copernicana non sarà certo cosa di un giorno. Ma è l’unica strada.

E ANCORA, IN PRATICA?

L’evidenza dei fatti dimostra che le medesime vie di contagio sono comuni a più germi: l’ago dell’eroinomane, per l’HIV e l’epatite virale C; ed oggi soprattutto il sesso non protetto, per più di 10 differenti infezioni: le MST, Malattie Sessualmente Trasmesse, come le chiama lo specialista.
Questo rende necessaria una radicale revisione delle attuali strategie di informazione “sull’AIDS” destinate al pubblico in generale, ed ai giovani in particolare. Il messaggio obsoleto “SE FAI SESSO A RISCHIO TI PRENDI L’AIDS” sarebbe opportunamente sostituito con “SE HAI RAPPORTI NON PROTETTI TI ESPONI A UNA DECINA DI CONTAGI” differenti, fra cui certamente anche l’HIV, che però non è nè il più diffuso nè il più letale: le epatiti (B + C), senza essere necessariamente mortali, causano 20.000 decessi/anno contro i 2.000 dell’AIDS, data la loro diffusione molto maggiore. Il Papilloma virus provoca il carcinoma dell’utero, seconda causa di morte per le donne dopo quello del seno. La Chlamidia conduce a sterilità irreversibile nel 20% dei casi. L’herpes è incurabile, recidivante ed estremamente doloroso, oltrechè assai diffuso. E l’arcaica sifilide sta tornando alla ribalta.

Esplorando questi orizzonti di morte, sofferenze e danni personali e sociali troviamo almeno un saldo punto di riferimento nel Test HIV, che può essere ottenuto da chiunque gratis, in forma anonima e senz’alcuna burocrazia: fra le mille inefficienze della sanità italiana, è un modello da imitare. Appunto: proponiamo di sostituirlo con un panel di tests almeno per le maggiori infezioni sessuali, da effettuarsi con le stesse facilità e con
un unico, semplice prelievo di sangue. Non ci sfugge che ex ante il costo per le ASL sarebbe superiore; ma il risparmio in termini di morbilità, mortalità e relativi problemi per la collettività, oltrechè in termini economici per le cure ex post, saranno incommensurabili.

LE M. S. T. : AIDS, Epatiti, Sifilide, Papilloma Virus, Chlamidia, Gonorrea, Tricomonas, Ulcera venerea,Herpes
Granuloma.

di Andrea Castiglione Humani

*In occasione della Giornata mondiale contro l’Aids, che viene celebrata il 1° dicembre, l’Istituto Progetto Uomo mette a disposizione uno strumento didattico multimediale realizzato dal Prof. Andrea Castiglione Humani.
Chiunque fosse interessato può richiedere una copia gratuita (ad esclusione delle spese postali) alla Segreteria
Dott.ssa Simona Ricci – E-mail: ricci@istitutoprogettouomo.it